mercoledì 14 settembre 2016

Il cammino della trasformazione

"Lasciamoci sorprendere da Dio"

Dal Vangelo secondo Luca: 10, 1-10
   “Entrato in Gerico, attraversava la città. Ed ecco un uomo di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per poterlo vedere, salì su un sicomoro, poiché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». In fretta scese e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È andato ad alloggiare da un peccatore!». Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto».  Gesù gli rispose: «Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch'egli è figlio di Abramo;  il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».

   Zaccheo é un personaggio dal Vangelo a chi l’incontro con la misericordia di Dio ha operato un cambiamento straordinario, aprendo per lui la porta della trasformazione della vita nei suoi rapporti con Dio, con se stesso e con gli altri. Con questo brano dal vangelo, nel contesto del anno giubilare, possiamo paragonare la trasformazione che la grazia carismatica ha operato nel Beato Manuel González. Una grazia gratuita, dono della misericordia di Dio, accolta col cuore aperto in una circostanza quotidiana nel contesto d’una missione.

Prima trasformazione: Il rapporto con Dio
   “un uomo di nome Zaccheo… cercava di vedere Gesù…”
   Il Signore vide proprio Zaccheo e si rivolge  a lui per nome. Zaccheo fu visto e vide; ma se non fosse stato veduto, non avrebbe visto. Zaccheo è davanti a una nuova scoperta: chi é Dio. Dio lo sorprende e trasforma la sua vita.   
   Anche il Beato Manuel a Palomares del Río cercava  Gesù: 
   “Me ne andai direttamente al tabernacolo, in cerca di ali al mio caduto entusiasmo … e che Tabernacolo… Che Tabernacolo Dio Mio!  E che sforzo dovettero fare la mia fede e il mio coraggio per non tornare … e andare via…”.
Dio lo sorprende e li fa scoprire il suo volto in un modo nuovo. Trasforma le sue idee, i suoi sogni, dandoli un nuovo senso di pienezza alla sua amata vocazione.
   “C’è stato un momento nella mia vita, in cui ho sperimentato la chiamata del Signore, una chiamata a vivere una intimità più profonda, a vivere solo per Lui”.

   “Gesù alzò lo sguardo” 
   Fermiamoci un attimo a pensare allo sguardo di Gesù. Quel sguardo che accolse Zaccheo e li fa sentire la gioia di essere apprezzato, accolto e amato di manera speciale è lo stesso sguardo di cui parla il Beato Manuel González a Palomares del Río:
   «Lì, in quel Tabernacolo, scoprii un Gesù così paziente, così buono, che mi guardava...».
   Quelli sguardi che si incontrano, come ha anche sperimentato Zaccheo, è stato l’inizio di un rapporto diverso con Dio nostro Signore. Un rapporto trasformante, più profondo e personale, che rende diversa la comprensione della vita: 
   “L’mpressione di quel tristissimo Tabernacolo fece in tal modo breccia nella mia anima che non solo non si è cancellata né si cancellerà nella mia vita, ma anzi viene ad essere per me come il punto di partenza per vedere, capire e sentire tutto il mio ministero in una maniera nuova”.
   L’esistenza dei santi più che attirare l’attenzione su di sé esprime la testimonianza di ciò che compie l’amore di Dio nella vita di un uomo, quando lo si lascia operare. Nelle loro vite potremo sempre scoprire la fantasia creativa dell’amore di Dio. 

Seconda trasformazione: Essere in Dio
   “Oggi devo fermarmi a casa tua” 
   “Oggi devo fermarmi a casa tua!” disse Gesù a Zaccheo. “A casa tua!”: nello spazio sacro della tua intimità, lì dove sei in pace con te stesso e vivi nello splendore della verità, della tua identità, quella del tuo essere figlio amato di Dio.
   Nell’Eucaristia Gesù si ferma “a casa nostra” per rimanere con noi. La consapevolezza della sua presenza “con noi” e “in noi” ci trasforma dal profondo e ci apre a esperimentare la misericordiosa compagnia di un Dio che ci riempie il cuore e lo segna con le tracce dell’amore.
   E’ per questa sintonia permanente ed speciale con Gesù e per la sua sensibilità alla presenza eucaristica, che il Beato Manuel González, uomo aperto alle ispirazioni dello Spirito Santo, riesce a capire la novità della sua chiamata configurando in lui una nuova identità:
   “Pero non fuggì. Mi fermai là un lungo tempo e là incontrai il mio piano di missione e animo per portarlo a termine… Quanto bene mi facesti capire ...che il sacerdote non è né meno né più che un uomo scelto e consacrato da Dio per combattere contro l’abbandono del Tabernacolo.” 

Terza trasformazione: L’incontro con i fratelli
   «Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri»
   Zaccheo ha accolto Gesù e si è convertito, perché Gesù per primo aveva accolto lui! Non lo aveva condannato, ma era andato incontro al suo desiderio di salvezza. 
   L’incontro con  Gesù per Zaccheo diventa una novità che lo trasforma anche nel suo modo d’agire. Le prime parole dopo avere ospitato Gesù a casa sua sono state: “Io do”. Lui ha sperimentato  che l’amore di Dio lo spinge a condividere i doni ricevuti da Lui.
   Per il Beato Manuel González l’incontro con Gesù a Palomares del Río è stato un episodio che trasforma e configura i suoi rapporti in un modo diverso. Dopo la scoperta di quella ferita dell’ abbandono di Gesù e della sua solitudine, essi diventano l’occasione per avvicinare a tutti all’ eucaristia, e conformandosi a Cristo è diventato in mezzo ai fratelli un riflesso di quella tenerezza e misericordia. 
   «Per i miei passi non voglio che un sentiero, quello che porta al Tabernacolo, e camminando per quel sentiero incontrerò affamati e poveri di molte classi… e farò discendere su di loro la gioia della Vita». “È stato un incontro che ha trasformato per sempre la mia vita. Nel mio cuore ho sperimentato una nuova nascita, una doppia nascita: eucaristica e missionaria. Ho scoperto una forma nuova di capire e di vivere la mia fede e la mia vocazione”.
   Queste parole del Beato, tra poco nuovo santo riconosciuto dalla Chiesa, tracciano il profilo di quella che è stata la sua vita. Con ragione Papa Giovanni Paolo II lo ha proposto come «modello di fede eucaristica».


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