lunedì 5 febbraio 2018

La preghiera!

   La preghiera! La chiave d’oro che spalanca il Cuore di Gesù! La luce divina che dissipa tutte le tenebre e illumina tutti i misteri! Il balsamo che guarisce le ferite dell’anima, risana i corpi e profuma la vita! Il segreto della pace e della gioia fra le pene più acerbe, la ricetta della più alta santità!
   Pregare! C’è qualcosa di più gustoso, consolatore, riparatore ed efficace dell’azione significata da questo verbo? Si rendono conto i cristiani e perfino le persone pie del valore attivo di questo verbo? Quando si persuaderanno che i verbi predicare, dare, insegnare, sacrificarsi, andare, attrarre, perseverare, redimere, non hanno maggior virtù attiva di quella che loro dona la propria azione di pregare?
   Pregare è parlare a Dio con il cuore e, pertanto, è cosa sommamente facile e alla portata di tutti, dotti e ignoranti, grandi e piccoli, buoni e cattivi, poiché tutti hanno bocca e cuore.
   Orazione è la fede e la confidenza che pongono in comunicazione e in stato di guarigione la grande miseria umana con la grande misericordia divina.
   In questo consiste tutta l’orazione: la miseria in ginocchio, con le mani elevate e la bocca aperta, innanzi alla misericordia onnipotente del Cuore di Dio.
   Questo è, nella sua essenza, l’orazione del santo più contemplativo come del cristiano più volgare e interessato.
San Manuel González


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