lunedì 20 novembre 2023

Nuovo libro su San Manuel González!

Una vita chiamata a riparare l'abbandono

Il testo "San Manuel Gonzalez Garcia una vita chiamata a riparare l'abbandono" di Don Federico Locci, parroco a Cagliari della Comunità dei Santi Pietro e Paolo, costituisce un approfondimento del lavoro scientifico fatto dall'Autore in occasione della Tesi del Dottorato in Teologia Pastorale da lui conseguito presso la Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna nel 2016: "La spiritualità e la teologia eucaristica nella missione pastorale e nell'azione sociale del Beato Manuel González García". Con il presente lavoro di carattere divulgativo, l'Autore intende contribuire alla conoscenza della vita e delle opere del Santo spagnolo, conosciuto come "Vescovo del Tabernacolo abbandonato", beatificato dal Papa San Giovanni Paolo II il 29 aprile 2001 e canonizzato da Papa Francesco il 16 ottobre 2016. Dallo studio emerge l'interesse e la passione dell'Autore che, in modo completo e approfondito, presenta il pensiero e l'attività pastorale e sociale di questo dinamico pastore, vissuto in Spagna tra il 1877 e il 1940. La pubblicazione di Don Federico Locci costituisce un notevole e prezioso contributo alla conoscenza della figura di questo Sacerdote e Vescovo, distintosi come autorevole guida spirituale, formatore di coscienze cristiane, brillante predicatore e scrittore; un protagonista indiscusso della storia ecclesiastica e civile spagnola nei primi decenni del ventesimo secolo.

+ info: Novità editoriale Libreria del Santo

giovedì 16 novembre 2023

Ciò che un prete può fare oggi (Papa Francesco fa riferimento a San Manuel González)

Discorso del Santo Padre Francesco 

all'Associazione dei Sacerdoti Ispanici negli Stati Uniti d'America

Sala Clementina, 16 novembre 2023


Cari fratelli,

Grazie per essere venuti qui, questa è la casa di Pietro, la vostra casa, perché la Chiesa è una casa dalle porte aperte, alla quale tutti vengono da oriente a occidente per sedersi alla mensa che il Signore ci ha preparato (cfr. Mt 8,11). E quando vogliamo render la Chiesa raffinata, è una casa dalle porte chiuse, e questo non va bene. Attenzione alla raffinatezza ecclesiastica. Ho letto con attenzione le domande che mi avete fatto pervenire — sono molte — e mentre pensavo come poter rispondere, mi sono ricordato delle parole che il Signore disse a Santa Teresa di Gesù quando le tolsero i libri di cui lei si fidava: “Io ti darò un libro vivente”, Cristo è il libro che vi raccomando vivamente. Ma bisogna cercarlo, nella Scrittura e nel Vangelo, nell’adorazione silenziosa, perché abbiamo perso un po’ il senso dell’adorazione, dobbiamo trovare il Signore nel silenzio dell’adorazione. Se io domando ora — non lo chiederò per non far arrossire nessuno — ma se io domandassi ora quante ore di adorazione fate ogni settimana, sarebbe un buon test. Butto lì la domanda ma ognuno risponde dentro di sé. No, perché è troppa fatica, perché qui, perché là. Se tu non preghi, se tu non adori, la tua vita vale poco.

Negli Stati Uniti per il prossimo anno si sta preparando un Congresso Eucaristico Nazionale e sono stati scelti come suoi patroni il beato Carlo Acutis e san Manuel González, entrambi eccelsi — come tanti santi della Chiesa — nell’arte di leggere questo libro vivente, dinanzi al Tabernacolo, in una scuola silente e inginocchiata. Ed è proprio tra le catechesi di san Manuel che vorrei prendere una chiave di risposta alle domande che mi avete posto. In un’occasione san Manuel si rivolse a un gruppo di fedeli, riflettendo sul ruolo delle sante donne sul Calvario, come modelli di ogni discepolo dinanzi alla croce del Signore, allora come oggi. Sono un modello. La stessa impotenza, lo stesso desiderio di agire contro l’ingiustizia che vissero le sante donne in quei momenti, possiamo provarli noi di fronte alla problematica degli immigranti, alla chiusura di certe autorità civili e religiose, alle sfide dell’interculturalità, alla complessità dell’annuncio, tante cose.

Dinanzi a queste difficoltà il santo ci avverte che “Gesù non smette di soffrire”. Dice Gesù che starà sul Calvario fino alla fine dei tempi, anche se è risorto, continua a stare sul Calvario nella persona dei fratelli. In ogni tabernacolo, in ogni calice consacrato, vediamo ergersi la croce, e ci chiede: Possiamo fare qualcosa per alleviare il Cristo sofferente di oggi? “Fatelo, fatelo al più presto”, ma fatelo consapevoli che “la Passione sarà la compagna del Gesù dei vostri Tabernacoli” in ogni fratello e sorella che soffre, e ciò che Dio vi chiede è di non lasciarli soli. Non lasciate soli quanti soffrono, non lasciate solo il Signore del Tabernacolo, convincetevi che non potete fare nulla con le mani se non lo fate con le ginocchia. Adorazione, silenzio eucaristico e intercessione dinanzi al Tabernacolo. E poi sì, servizio. Ma è come il pingpong, una cosa porta all’altra, una cosa porta all’altra.

Gesù, ci dice san Manuel, non pretende da noi che impediamo la Passione, ma che gli rendiamo gloria anche in mezzo ad essa. In questo per favore vi chiedo: guardatevi dall’accomodarvi, non vi accomodate, non vi accomodate, a volte il mondo moderno ci porta a orari. “Padre, mi può confessare? “No, l’orario è da tal ora a tal ora”. Per favore, prima la gente, poi l’orario. Non diventate “impiegati” del sacro. Che è il pericolo di questa cultura. Rivedete la vostra dedizione alla gente, la vostra apertura del cuore.

Ispirandomi a questi santi, lascio che sia il Signore nel Tabernacolo a rispondere alle vostre preoccupazioni. Alcune risposte forse vi appariranno ingenue, come gli sforzi del giovane Carlo Acutis per diffondere qualcosa che per lui fu una scoperta eccezionale, “un’autostrada per il cielo”. Altre vi sembreranno più grandi di voi, come portare avanti le opere sociali e apostoliche che promosse san Manuel. In realtà, questo pastore, nelle sue raccomandazioni, affermava che, sopra ogni altra cosa, ciò che un prete può fare inizia oggi, con la preghiera semplice, la parola vicina, l’accoglienza fraterna e il lavoro perseverante. Preghiera, semplice, parola vicina, accoglienza fraterna e lavoro perseverante. Non vi risparmiate! Diceva un prete di un quartiere povero, popolare, che gli viene voglia di tappare la finestra. Perché la gente va a chiedergli cose a qualsiasi ora, o va a chiedere benedizioni, qualunque cosa. Perché la gente è molto inopportuna, come il Signore, che è inopportuno. E il prete mi diceva: “quando vedono la porta chiusa bussano alla finestra, devo tappare la finestra”. No, apri la porta. Questo è fondamentale: preti per la gente. [...] Recuperate sempre la chiamata di Gesù a servire, a disposizione degli altri. [...]

Papa Francesco

Qui Discorso completo


martedì 7 novembre 2023

Preghiera per le Vocazioni sacerdotali e religiose (San Manuel González)

Manda operai alla tua messe, Signore
Signore Gesù, di fronte a tanti seminari e noviziati senza vocazioni e a tanti popoli senza sacerdoti e apostoli, col nostro cuore commosso dalla pena che fece prorompere, dal tuo, quell’angosciato lamento: la messe è molta, ma gli operai sono pochi, obbedienti al tuo comando di pregare per tale scopo, ti supplichiamo:

- Perché non manchi chi conduca a Te i fanciulli.

Manda operai alla tua messe, Signore.

- Perché i ciechi nell’anima vedano e i sordi ascoltino, i morti risuscitino e i poveri vengano evangelizzati. Manda…

- Perché quanti sono oppressi dal demonio ne siano liberati, i giusti aumentino in bontà e i santi si santifichino ancor più. Manda…

- Perché in ogni popolo ci sia sempre chi, indicando a tua Madre, dica ai suoi abitanti: ecco qui vostra Madre. Manda…

- Perché tutti coloro che soffrono vengano a Te e, riposandosi sul tuo petto, trovino la pace. Manda…

- Perché in ogni luogo si offra al tuo nome l’oblazione dell’Ostia pura, santa e immacolata. Manda…

- Perché ogni giorno si realizzi il tuo grande desiderio che i tuoi discepoli mangino la tua Pasqua e la casa del tuo banchetto sia sempre piena. Manda…

- Perché non rimanga un solo popolo senza Tabernacolo e senza il sacerdote che conduca ad esso i suoi abitanti. Manda…

- Perché il tuo nome sia santificato, venga il tuo regno eucaristico, e per tutti gli uomini della terra si compia la tua volontà, come per gli angeli in cielo. Manda…

- Signore, la messe è molta, ma gli operai sono pochi.

Mandaci santi sacerdoti e religiosi, secondo il tuo Cuore.

- Maria Immacolata, Madre e Regina delle anime consacrate.

Di’ a tuo Figlio, con la stessa efficacia delle nozze di Cana: I miei figli della terra non hanno sacerdoti e religiosi.

- Angeli custodi dei fanciulli e dei loro genitori, San Giuseppe, Patrono della Chiesa Universale.

Chiedete e lavorate per l’incremento delle Vocazioni sacerdotali e religiose.


domenica 5 novembre 2023

Libro: L'abbandono dei Tabernacoli accompagnati

Questo testo è l’opera di un santo spagnolo preconciliare, San Manuel González García († 1940), che alla compagnia di Gesù Sacramentato dedicò la sua vita di sacerdote, di vescovo e di fondatore di numerose iniziative apostoliche. 

Portare le anime al Tabernacolo, affinché si accorgano che Gesù abita in esso e affinché lo conoscano in tutti i modi possibili, è lo scopo de L’abbandono dei Tabernacoli accompagnati (3a ed. spagnola, 1935), tradotto da Effedieffe in italiano.

Il libro di San Manuel non è soltanto una bellissima opera di teologia, di ottima ascetica, di commovente pietà e di insegnamento della liturgia e dei misteri racchiusi nella S. Messa (secondo il vetus ordo), è anche un sapiente itinerario mentis in Deum, affinché l’uomo conosca con l’intelletto, per quanto è possibile, il mistero dell’Incarnazione del Verbo, e doni il suo cuore a Dio volontariamente, secondo l’affetto che dobbiamo portare verso Gesù nella realtà del sacrificio eucaristico e della reale Presenza.

L’uomo è per natura infinitamente distante da Dio; ma per degnazione divina, attraverso l’Eucaristia e la S. Messa, Dio è vicinissimo all’uomo (l’opposto di quanto insegna il panteismo gnostico: l’uomo è dio e il ritorno al principio supremo o assoluto indifferenziato, da cui egli emana, è difficile e per pochi iniziati). Pertanto, l’Eucaristia è il miracolo della perpetua permanenza di Dio a fianco dell’uomo. Purtroppo l’abbandono dell’Eucaristia è la frustrazione pratica di questo miracolo e con essa dei fini misericordiosi e altissimi della sua permanenza (fiumi di bene per l’uomo e per la società).

L’abbandono nell’accompagnamento («Tunc discipuli eius relinquentes eum, omnes fugerunt», Mc. XIV, 50) è il male di coloro che gli sono vicini, che dovrebbero esserGli amici; di coloro che «sanno che Gesù ha occhi e non si lasciano vedere da essi, e orecchi e non gli parlano, e mani e non si avvicinano a raccogliere i suoi doni, e un Cuore che li ama ardentemente e non lo desiderano e lo disgustano, e una dottrina di tutta la Verità e la disprezzano o la interpretano a loro capriccio, e esempi di vita e non li imitano» (San Manuel González, pagina 78 del suo libro).

Questo prezioso testo ha dunque per scopo di far pensare al deserto di solitudine che Gesù patisce nell’altare del SS. Sacramento, che per molte ore non ha nessuno innanzi, e di come, a volte, passano giorni prima che qualcuno gli renda visita. Soprattutto è un testo di grandissima importanza per tutti i cattolici, perché insegna a comunicarsi bene e a fare visita con il maggior profitto possibile a Gesù nel Tabernacolo, secondo la compagnia di presenza, di compassione, di imitazione e di confidenza.

È il testo di un grande vescovo e di un grande santo, che può vantare la scienza e la sapienza del crocefisso, come voleva l’Apostolo. La sua lettura e le istruzioni che impartisce non mancheranno di aiutare profondamente la fede e la vita pratica di ogni cattolico.


EFFEDIEFFE ha tradotto l’opera, per i suoi lettori, con assoluta fedeltà all’originale spagnolo del 1935 (3a edizione).

• Il testo si compone di 192 pagine, formato 115x165 mm, con copertina avorio e bandelle segnalibro che recano lo stemma ecclesiastico di San Manuel.

venerdì 3 marzo 2023

Un insolito invito

Il 4 marzo 1910, davanti al tabernacolo della chiesa parrocchiale di San Pietro, a Huelva (Spagna), un giovane sacerdote, D. Manuel González, rivolse un insolito invito alle parrocchiane riunite per partecipare al ritiro mensile. Oggi vogliamo fare un'intervista letteraria a questo sacerdote e vescovo ormai santo, fondatore di «El Granito de Arena», che tanto parlò, predicò, scrisse e visse per l'unico scopo di eucaristizzare il mondo.

Caro don Manuel, vorremmo chiederLe oggi, a più di un secolo dalla nascita dell'Opera delle Tre Marie per i Tabernacoli Calvari, il 4 marzo, di ripetere l'invito che ha animato tante anime in questi anni. Cosa disse in quel pomeriggio del primo venerdì di Quaresima?

«Permettete che io, che invoco spesso la sollecitudine della vostra carità a favore dei bambini poveri e di tutti i poveri abbandonati, invochi oggi la vostra attenzione e la vostra cooperazione a favore del più abbandonato di tutti i poveri: il Santissimo Sacramento! Ci sono villaggi in cui passano settimane e mesi senza che il tabernacolo venga aperto, altri in cui nessuno riceve la Santa Comunione e nessuno visita il Santissimo Sacramento. In questi villaggi, molti abitanti non sanno più che esistono i tabernacoli, né cosa significhi ricevere la Santa Comunione, e arrivano alla fine della loro vita senza aver fatto la Prima Comunione.

Ed ecco, sorelle mie, cosa chiedevo per la collaborazione della vostra carità. Non vi chiedo ora denaro per i bambini poveri. Né aiuto per i malati. Né lavoro per i disoccupati. Né conforto per gli afflitti. Vi chiedo un'elemosina di affetto per Gesù Cristo nel Santissimo Sacramento; un po' di calore per quei Tabernacoli così abbandonati. Vi chiedo, per amore di Maria Immacolata, Madre di quel Figlio così disprezzato, e per amore di quel Cuore così poco ricambiato, di diventare le Marie di quei Tabernacoli abbandonati. Come? Per dare ai Tabernacoli deserti, trasformati oggi in Calvari dall'ingratitudine e dall'abbandono dei cristiani, delle Marie che adorino. L'Opera, quindi, si dedicherà, come suo oggetto essenziale e necessario, a far sì che non ci sia Tabernacolo senza le sue tre Marie che si adoperino affinché il Tabernacolo sia aperto e il Santissimo Sacramento sia visitato quotidianamente» (O.O.CC. I, nn. 56. 59).

Quali sono i frutti dell'Opera che Lei apprezza di più in questi oltre 100 anni di vita?

"Chi può misurare ciò che con il loro esempio, con il loro continuo andare e venire dal Tabernacolo, con il loro vivere nascosto e silenzioso come quello dell'Ostia del Tabernacolo, e con il loro cercare al di sopra di tutto e nonostante tutto, come le Marie del sepolcro, il Gesù crocifisso, e con le benedizioni del Padre celeste, grato per ciò che viene fatto per suo Figlio? Chi può misurare, ripeto, ciò che è piovuto e piove su popoli e opere e uomini, che non hanno nulla a che fare con loro, di orientamenti ricevuti, correzioni nel modo di agire, abbattimenti di schemi e residui giansenisti, fecondità e industrie di zelo, preparazione e perfezione di elementi di apostolato cattolico, di eucaristizzazione, perdonatemi la parola utilizzata, di uomini, opere e ambiente? Sono così sicuro e così pieno di gratitudine verso il Padre celeste per le espansioni che ha voluto dare all'Opera di riparazione dei Tabernacoli di suo Figlio, che oggi, nel giorno di questa commemorazione, mi dà più gioia l'espansione che contemplo dello spirito delle Marie, che quella della loro organizzazione, anche se già così profondamente radicata e diffusa" (El Granito de Arena, 4/3/1935, n. 656-657, p. 139).

Oggi vediamo che ci sono molti movimenti e associazioni ecclesiali: come deve rapportarsi l'Unione Eucaristica Riparatrice a queste diverse realtà ecclesiali?

«L'obiettivo è quello di opporre al male dell'abbandono del Tabernacolo il bene della compagnia del Tabernacolo con Comunioni e Visite offerte e ricercate a tale scopo, e di vite interamente cristiane come nutrite e abbellite dall'Eucaristia conosciuta, amata, imitata e compatita. Per questo ho voluto chiamarla Opera di riparazione eucaristica itinerante. Sognavo e sogno tuttora un'Opera che, invece di costituire un ovile a parte rispetto agli altri ovili o gruppi religiosi, non solo sia compatibile con essi, ma sia portatrice, restauratrice e rafforzatrice di uno spirito intensamente eucaristico in tutti loro» (Aunque todos... yo no, n. 12, p. 115).

Sicuramente in più di un'occasione, caro San Manuel, avrà temuto (o si sarà tristemente reso conto) che lo scopo dell'Opera potesse essere indebolito. Come verificare l'autenticità dell'Opera e la coerenza di vita dei suoi membri?

«Per lo spirito eucaristico, silenzioso, abnegato, riparatore delle Marie, qualunque sia il loro nome, qualunque siano le loro possessioni.... [impegnato] a riscaldare e riparare Tabernacoli abbandonati o poco frequentati con il calore di immolazioni offerte in silenzio, di piccoli e apparentemente insignificanti apostolati per cercare Comunioni e, a partire da esse, formare lo spirito eucaristico e, come tale, solidamente pietoso di coloro che le ricevono. Di vite, in una parola, consacrate a dare e a cercare riparazione organizzata e permanente al Cuore di Gesù Sacramentato dal suo abbandono esteriore e interiore nelle sue tre grandi manifestazioni eucaristiche della Messa, Comunione e Presenza Reale permanente attraverso la compagnia della presenza, della compassione, dell'imitazione e della fiducia» (Aunque todos... yo no, n. 12, p. 116).

Come sogna ciascuno dei membri della Famiglia Eucaristica Riparatrice?

Come ho scritto a P. Teofilo Arana, domenicano, riferendomi alle Marie della sua diocesi: «Marie consapevoli, solidamente formate alla pietà eucaristica e, quindi, che sanno cosa significa un Tabernacolo abbandonato. Con delle Marie così preparate, si può fare molto, moltissimo nella battaglia contro l'abbandono in cui gli uomini lasciano Gesù nel Santissimo Sacramento. Mi piace molto che lo spirito non vacilli» (OO.CC. IV, n. 6912). 

Raccolta ed interpretazione dei sentimenti di San Manuel, 

a cura di Mónica Mª Yuan Cordiviola, m.e.n.

(Articolo pubblicato sulla rivista El Granito de Arena, marzo 2021)


Via crucis eucaristica

 ATTO DI OFFERTA

O Signore, che in questo sacramento ci hai lasciato una viva memoria della tua passione, concedi a noi che ci siamo consacrati al servizio, alla compagnia e alla riparazione di tanto amabile quanto non amato sacramento, di meditare e venerare in tal maniera gli adorabili dolori del tuo Figlio Gesù Cristo, che si accenda sempre più in noi il desiderio di riparare e di ringraziarti per essi, con l’osservanza dei santi comandamenti, lo zelo per la salvezza delle anime e l’amore sincero, affettuoso e forte al tuo cuore eucaristico. Tu, che vivi e regni, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Madre Immacolata, regina del santo dolore e maestra delle Marie e dei Discepoli fedeli nell’amore riparatore, concedici di essere con te mentre il tuo Gesù percorre la via dell’amarezza e arriva fino al Calvario che gli stanno erigendo, nei tuoi tabernacoli, l’ingratitudine e l’abbandono degli uomini.

E voi, valorose Marie del Calvario, sempre fedeli e riconoscenti, e tu, Discepolo prediletto, nostro glorioso patrono San Giovanni, concedeteci di seguire il Signore, non amato, con la stessa vostra fedeltà e delicata corrispondenza.

Offro questa Via Crucis in riparazione dell’abbandono dei tabernacoli, specialmente di quello a me affidato, e con l’intenzione di acquistare tutte le indulgenze concesse dai Sommi Pontefici per questa pia pratica.

PRIMA STAZIONE

Gesù condannato a morte

D. Ti adoriamo, Cuore eucaristico di Gesù, e ti benediciamo.

T. Perché con la tua croce hai redento il mondo e con la tua eucaristia alimenti le nostre anime.

(da ripetersi all’inizio di ogni stazione)

Gesù mio, condannato nel tribunale di Pilato alla beffa e alla morte, per la superbia e l’invidia dei tuoi nemici e per la codardia dei tuoi amici, e ora nella santa eucaristia al sacrilegio e all’abbandono, pietà.

E tu, dolce Cuore di Maria, fammi umile e capace di riconoscere e di far conoscere Gesù nell’ignominia della croce e del tabernacolo abbandonato e sii la mia salvezza.

D. Cuore eucaristico di Gesù.

T. Abbi pietà di noi. 

Con la tua Madre Immacolata, 

con San Giovanni e le Marie,

vogliamo farti compagnia,

o Gesù, nell’Eucaristia.

(da ripetersi alla fine di ogni stazione)

SECONDA STAZIONE

Gesù caricato della croce

Gesù mio, che nella passione fosti caricato della croce dei miei peccati per sgravarmi di essi e ora nell’eucaristia vai patendo l’abbandono più inaudito e crudele per non lasciarmi solo con me stesso, pietà.

E tu, dolce Cuore di Maria, insegnami a ringraziare per quelli che non ringraziano e sii la mia salvezza.

TERZA STAZIONE

Gesù cade la prima volta

Gesù mio, che cadi a terra perché io mi sollevi e che nell’eucaristia mi sostieni perché non cada, pietà.

E tu, dolce Cuore di Maria, prendimi per mano come una madre i suoi figliuoli malati e sii la mia salvezza.

QUARTA STAZIONE

Gesù incontra sua Madre

Gesù mio, consolato, della mia ingratitudine e del mio abbandono nella passione e nell’eucaristia, con l’adorazione e l’amore puro della tua Madre Immacolata, pietà.

E tu, dolce Cuore di Maria, insegnami a stare con Gesù nella sua continua via dell’amarezza e sii la mia salvezza.

QUINTA STAZIONE

Gesù aiutato dal Cireneo a portare la croce

Gesù mio, che hai ammesso il Cireneo all’onorifico compito di alleviarti della tua croce e ora ammetti le Marie e i Discepoli a quello non meno glorioso di alleviarti del tuo abbandono nei tabernacoli, pietà.

E tu, dolce Cuore di Maria, aiutami come mia maestra in questo gradito compito e sii la mia salvezza.

SESTA STAZIONE

Gesù asciugato nel volto dalla pia Veronica

Gesù mio, che ti lasciasti togliere, dalla delicata ed eroica carità della Veronica, le macchie di saliva, di polvere e di sangue dal volto e che ti compiaci della sollecitudine delle Marie e dei Discepoli nell’ornare i tuoi tabernacoli, pietà. 

E tu, dolce Cuore di Maria, rendi la mia anima molto pura perché, quando il tuo Gesù viene a visitarla, non trovi macchiato il suo vestito con la sozzura dei miei peccati e sii la mia salvezza.

SETTIMA STAZIONE

Gesù cade la seconda volta

Gesù mio, che cadi a terra la seconda volta per riparare le mie ricadute nel peccato e che cadi sacramentato nell’anima del sacrilego senza sfogare la tua giustizia, pietà.

E tu, dolce Cuore di Maria, intenerisci le anime sacrileghe e sii la mia salvezza.

OTTAVA STAZIONE

Gesù consola le donne di Gerusalemme

Gesù mio, che in mezzo alle immense amarezze della tua passione e dei tuoi tabernacoli abbandonati tieni parole dolci per le donne che piangono per te, pietà.

E tu, dolce Cuore di Maria, fa che io mi dimentichi delle mie pene per ricordarmi solamente di quelle che soffre il mio Gesù e sii la mia salvezza.

NONA STAZIONE

Gesù cade la terza volta

Gesù mio, oppresso dall’odio dei malvagi e dall’abbandono dei buoni, fino a cadere a terra la terza volta, e che, per un miracolo perenne di amore infinito e di infinita pazienza, non ti stanchi ancora, nel tabernacolo, di tanta ingratitudine, pietà.

E tu, dolce Cuore di Maria, dammi, per il mio Dio e per il mio prossimo, un amore instancabile e sii la mia salvezza.

DECIMA STAZIONE

Gesù spogliato delle sue vesti

Gesù mio, spogliato delle tue vesti sul Calvario e più povero del più abbandonato dei poveri in molti tabernacoli, pietà.

E tu, dolce Cuore di Maria, insegnami a vestire il tuo Gesù povero con le vesti delle mie virtù e le delicatezze del mio amore e sii la mia salvezza.

UNDECIMA STAZIONE

Gesù inchiodato sulla croce

Gesù mio, inchiodato sulla croce e chiuso nel tabernacolo per espiare gli abusi della mia libertà, le sfrenatezze della mia sensualità e la superbia della mia vita, pietà. 

E tu, dolce Cuore di Maria, inchioda la mia libertà e la mia mente nella santa e adorabile volontà del tuo Figlio e sii la mia salvezza.

DODICESIMA STAZIONE

Gesù muore in croce

Gesù mio, che sei morto una volta sul Calvario e muori innumerevoli volte misticamente nel santo sacrificio per dare la vita a me, misero e meschino carnefice del tuo adorabile Cuore, pietà.

E tu, dolce Cuore di Maria, dammi per il Cuore di Gesù, per il mio prossimo ed anche per i miei nemici un amore senza fine e sii la mia salvezza.

TREDICESIMA STAZIONE

Gesù deposto dalla croce

Gesù mio, accolto e stretto in grembo dopo morto da tua Madre e da lei consolato nei tabernacoli, nei quali sei tenuto e trattato dagli uomini come morto, mi compiaccio a riconoscerti ed a chiamarti mio Re e a chiederti pietà.

E tu, dolce Cuore di Maria, augusto trono del mio Re sacrificato e disprezzato, sii la mia salvezza.

QUATTORDICESIMA STAZIONE

Gesù deposto nel sepolcro

Gesù mio, abbandonato da tutti nel sepolcro e nel tabernacolo, meno che dalle tue Marie e dai tuoi Discepoli, vigilanti e fedeli, pietà.

E tu, dolce Cuore di Maria, sii la mia salvezza, facendo che io muoia alle mie cattive passioni e che viva solo per servire, consolare, confortare e far sempre compagnia all’Amore non amato e abbandonato. Amen.

PREGHIERA FINALE

Riempi la mia anima di pena alla vista di questo grande dolore, che si chiama tua Passione, e di questa grande ingiustizia, la più crudele di tutte, che si chiama tabernacolo abbandonato; mi prostro davanti a Te, Cuore sacramentato del mio Gesù, per dirti: Pietà di me che sono stato anch’io carnefice, pietà per tutti i peccatori, per i sacrileghi, per coloro che ti disconoscono e ti disprezzano e per tutti quelli che non sanno o non vogliono approfittare dei tesori con cui Tu li benefichi nella santa eucaristia; pietà per le anime del purgatorio e particolarmente per quelle che ti fecero maggiormente compagnia nel tabernacolo.

Pietà, Signore, e grazie della forza e della costanza con cui sentiamo le tue pene come proprie e ci siamo presi cura di farti compagnia, principale e più dolce interesse della nostra vita.

Madre Immacolata, regina e maestra nostra, San Giovanni, discepolo fedele, Marie prodi del Calvario e del Sepolcro, ponete nella mia anima quell’amore senza fine per il Cuore di Gesù perseguitato che voi mantenete sempre a suo fianco, nonostante l’odio e la codardia, e che renderà questa mia povera anima peccatrice inseparabile da Gesù, ora perseguitato e abbandonato in terra e poi trionfante nel cielo. Amen.

Un Pater, Ave e Gloria in onore delle cinque piaghe di Nostro Signore Gesù Cristo e per le intenzioni del Sommo Pontefice.

(Meditazioni di San Manuel González)