giovedì 15 dicembre 2016

Il Signore si fa pellegrino dell'Amore

"È venuto nel mondo, che è suo,
ma i suoi non lo hanno accolto" (Gv 1,11)

   Vi invito a soffermarvi un momento su queste parole. Dio, ricco di bontà, pieno di generosa delicatezza, volle visitare i suoi inquilini della terra. Aveva tanto desiderio di intrattenersi con loro! Avevano tanto bisogno di quella visita! E colui che era il Signore si rese pellegrino dell'Amore e cominciò a bussare alla porta di ogni casa su questa terra...
   Che pena, mio Dio, che dopo di quel delizioso: "Venne tra i suoi", l'evangelista abbia dovuto aggiungere il triste, desolante: "Ma i suoi non l'hanno accolto"! Da quel dì a oggi, quanti uomini passano la vita scrivendo sulla porta della propria anima (e parecchi anche con il loro agire): "Non c'è posto"!
   E, almeno facessero così quelli che non lo hanno conosciuto... Però, Gesù mio, Pellegrino d'amore disprezzato: almeno noi che ti abbiamo conosciuto, almeno noi la spalanchiamo la porta perché tu possa entrare? Noi, che sappiamo che tu stai di fuori e chiedi d'essere accolto?
   Io stesso ti ho fatto trascorrere giornate intere e notti senza fine mentre tu bussavi, bussavi e non ti lasciavo entrare! Altre volte lo lasciamo sì entrare ma senza spalancargli la porta e senza consentirgli di spaziare per tutta la casa.
   Lo lasciamo entrare dalla porta di servizio della nostra grettezza ma col timore che voglia visitar per intero il nostro cuore, ogni nostro pensiero e la nostra vita affettiva...
   Possiamo dire che tutto Gesù è entrato nella nostra anima, ma non in tutta l'anima. Gli precludiamo l'ingresso nei cantucci...! Nei cantucci delle sensualità non mortificate, dei capricci non repressi, delle intenzioni non rette, degli affetti disordinati...! Non ce la sentiamo di svuotarli delle miserie che vi si sono accumulate e nemmeno vorremmo che offendessero lo sguardo dell'illustre Visitatore e perciò lo allontaniamo perché non le veda.
   E mentre Egli, racchiuso nel Tabernacolo, senza stancarsi, senza protestare e sempre ben allerta nel caso che i suoi amici si dedichino finalmente a venire, trascorre i giorni e le notti in tale attesa.
   Non appena sente dei passi e avverte un mormorio nei pressi, dimentico delle notti e dei giorni d'abbandono, con quale prontezza spalanca la porta che lo tiene prigionero per precipitarsi nell'anima alla cui porta aveva lungamente bussato...
   Signore, Signore mio, di che splendida qualità è cotesto tuo amore che passa la vita in attesa che lo lascino entrare e che, una volta entrato non di altro si preoccupa, se non del timore di essere nuovamente respinto dai suoi figli!
   Signore, e che razza d'amore è quello che scorre nelle vene degli uomini, che non si occupa d'altro che di sbarrarti le porte perché tu non possa entrare, o di scacciarti se t'è riuscito di varcarne la soglia...?


   Madre Immacolata, aiuta con la tua protezione e il tuo sostegno a forgiare una chiave di durissimo acciaio, fatto cioè di lealtà e di fedeltà nel servizio verso Gesù che entra con me in comunione! Che sia Lui solo ad aprire e a chiudere questo mio cuore.

San Manuel González

Nessun commento:

Posta un commento