venerdì 30 dicembre 2016

Come un chicco di grano


   "Per comprendere a pieno la spiritualità, il carisma e la missione sacerdotale ed episcopale di don Manuel, così come la sua eroica accettazione delle avversità e della sofferenza, non possiamo non considerare quanto avvenuto a Palomares del Río.
   Si tratta di un'esperienza fondamentale, paragonabile alla folgorazione ricevuta dall'apostolo Paolo sulla via di Damasco...
   Quell'incarico si trasformò in un progetto di vita...
   Gesù, infatti, l'attendeva in quel luogo quasi di desolazione per mostrargli la sua vocazione..."


"Come un chicco di grano"
Biografia di san Manuel González García (1877-1940), vescovo di Palencia, fondatore dell'Unione Eucaristica Riparatrice e della congregazione delle Missionarie Eucaristiche di Nazaret

A cura di Nicola Gori

Informazioni:
Missionarie Eucaristiche di Nazaret
Via Zucchelli, 11 – 00187 Roma
Tel. 06 42010145
e-mail: miseuc.roma@gmail.com

domenica 25 dicembre 2016

La preghiera dei pastori


“C’erano in quella regione alcuni pastori 
che vegliavano di notte facendo la guardia 
al loro gregge” (Lc 2,8)

   Qui troviamo la parola che tante volte pronunzierà il divin Maestro per raccomandare e inculcare la preghiera e il modo di farla: “vegliate”: e vegliano, nonostante il freddo della notte e la fatica del giorno, questi primi e privilegiati adoratori di Gesù Bambino.
   I pastori hanno veduto gli splendori di Dio, hanno udito la buona novella loro data da un Angelo e i cantici di gloria e di pace e, passando da una grande paura ad una grande gioia, hanno esclamato coraggiosamente: “Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere” (Lc 2,15). Questa docilità pronta ad udire, credere ed eseguire ciò che dal cielo loro si dice, è buona preparazione per una preghiera ricca di frutti. La preghiera dei pastori è una preghiera che tende ad udire, conoscere e tacere. “E vedendo -dice il vangelo- capirono quanto era stato detto loro” (Lc 2,20).
   Videro Maria, Giuseppe e il Bambino reclinato nel presepio e aiutati dalla grazia e dai lumi dello Spirito Santo, conobbero nel Bambino avvolto in miseri pannolini un Dio-Re posto su un trono; nella giovane operaia l’augusta Madre di Dio e la Regina del cielo e della terra, en el silenzioso falegname l’uomo più felice e fortunato del mondo.
   Conobbero la dolcezza degli sguardi che partivano da quegli occhi, la soavità delle lacrime che là si versavano, la solennità e il mistero del silenzio che là regnava, il valore immenso della stalla e della paglia. Conobbero il mistero delle Redenzione mediante il dolore, della salvezza di tutti mediante la croce e l’intercessione di Maria. E inondati di gioia in quel mondo di luce, di pace e di amore, se ne stavano là meravigliati e silenziosi. È una preghiera, dunque, di vedere, udire, conoscere e tacere. Una preghiera buona senza dubbio e tanto gradita a Dio.
   “I pastori poi se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro” (Lc 2,20).
   Come ben si sarebbe conosciuto da dove venivano e ciò che avevano fatto! Essi avevano pregato davanti a Gesù: per questo non avevano altro da dire e da fare che dar lode e gloria a Gesù. Davanti a questo ritorno, così pieno di Dio dei pastori, un’idea triste martella la mia mente. Sono molte le anime che pregano tutti i giorni?
   Mio Dio, quando vedo tanti cristiani, che pur dicono che pregano, allontanarsi dal tuo Tabernacolo, così vuoti di Te e così pieni di sé, quando li odo parlare di sé sempre, di Te mai, mi viene vivo il desiderio di domandare piangendo: Ma dove sono coloro che pregano? Nel veder così pochi reversi glorificantes et laudantes Deum, non sarà perché sono pochi anche coloro che davvero venerunt festinantes? Non si prega come Dio vuole!
   La preghiera dei pastori è una preghiera che mira a udire, conoscere e tacere.

San Manuel González


Buon Natale!


sabato 24 dicembre 2016

Il Cuore di Gesù sta rivivendo il suo Natale

"Vi annunzio una grande gioia... 
è nato un Salvatore" (Lc 2,10-11)

   Ogni volta che passo accanto a un tabernacolo, gli angeli tutt'intorno adoranti potrebbero cantarmi, come a Natale: "Rallegratevi! Vi è nato il Salvatore!" 
   In realtà, per noi cristiani che abbiamo la fortuna di frequentare spesso il tabernacolo eucaristico, è sempre Natale...
   È così eloquente e, diciamo, travolgente il messaggio di generosità che si diffonde ormai da venti secoli dalla culla di Betlemme, che persino i più lontani e i più duri d'orecchio ne avvertono ilfascino. Gesù è il grande Dono.
   Parliamo dunque dei doni... Di chi e per chi? Di chiunque abbia qualcosa da dare, qualunque cosa sia, e a chiunque abbia bisogno, sia che sia. E siccome ognuno di noi può sempre dare qualcosa, per quanto poveri e indigenti si possa essere, e siccome tutti -chi più, chi meno- abbiamo qualche necessità, tutti siamo in condizioni di dare e di ricevere un dono. In altri termini: cosa posso donare, che sia utile al mio prossimo?
   La prima necessità che salta agli occhi è che tu, Gesù sacramentato, hai bisogno di adoratori... Percorro la strada e vedo poveri, ragazzi sbandati... Giunto ormai a casa, vedo il parente meno considerato, l'ammalato, la persona carica di anni... Nelle mie faccende personali scopro ritardi, trovo disguidi dovuti a incostanza, a trascuratezza... Nel mio stesso apostolato scopro un impegno irregolare; devo riconoscere che sono freddo nel dare il buon esempio... Quante necessità attorno a me e quante richieste non tanto di denaro piuttosto di un po' d'affetto, di un po' d'interessamento, di attenzione, di ordine, di mortificazione, in una parola, di generosità!
   Quanti e quali stupendi doni saremmo in grado di offrire! Ma anche di ricevere! Giacché il divin Bambino di Betlemme si affretterà a compiere anche in noi il suo: "Date, e vi sarà dato" (Lc 6,38) con gli interessi e in misura sovrabbondante.
   Per tutte le anime eucaristiche io ne chiederò di ogni genere: doni per i piedi, per le mani, per gli occhi, per la mente e il cuore di ognuna.
   Per i piedi... voglio chiedere forza e agilità per camminare solo per le vie della modestia, della carità che non attende ricompense terrene e della laboriosità operosa.
   Per le mani, voglio chiedere prontezza nell'aprirle per sfogliare il Vangelo e il catechismo, per fare elemosina e compiere opere buone.
   Per gli occhi, che vedano ciò che devono vedere ed ogni altro avvenimento, attraverso l'Ostia consacrata.
   Per la mente, che si convincano di questa sola cosa: che l'amico Gesù se ne sta sempre solo nel tabernacolo e ciò non deve accadere.
   Per il cuore delle anime eucaristiche, infine, chiedo che lo conservino limpido, mite e pieno di ardore verso Gesù sacramentato.


   Madre Immacolata, che nella Notte Santa ci regali il tuo Gesù, insegnaci a riceverlo, a trattarlo, a custodirlo e, soprattutto, ad accorgerci della sua presenza.

San Manuel González  

giovedì 15 dicembre 2016

Il Signore si fa pellegrino dell'Amore

"È venuto nel mondo, che è suo,
ma i suoi non lo hanno accolto" (Gv 1,11)

   Vi invito a soffermarvi un momento su queste parole. Dio, ricco di bontà, pieno di generosa delicatezza, volle visitare i suoi inquilini della terra. Aveva tanto desiderio di intrattenersi con loro! Avevano tanto bisogno di quella visita! E colui che era il Signore si rese pellegrino dell'Amore e cominciò a bussare alla porta di ogni casa su questa terra...
   Che pena, mio Dio, che dopo di quel delizioso: "Venne tra i suoi", l'evangelista abbia dovuto aggiungere il triste, desolante: "Ma i suoi non l'hanno accolto"! Da quel dì a oggi, quanti uomini passano la vita scrivendo sulla porta della propria anima (e parecchi anche con il loro agire): "Non c'è posto"!
   E, almeno facessero così quelli che non lo hanno conosciuto... Però, Gesù mio, Pellegrino d'amore disprezzato: almeno noi che ti abbiamo conosciuto, almeno noi la spalanchiamo la porta perché tu possa entrare? Noi, che sappiamo che tu stai di fuori e chiedi d'essere accolto?
   Io stesso ti ho fatto trascorrere giornate intere e notti senza fine mentre tu bussavi, bussavi e non ti lasciavo entrare! Altre volte lo lasciamo sì entrare ma senza spalancargli la porta e senza consentirgli di spaziare per tutta la casa.
   Lo lasciamo entrare dalla porta di servizio della nostra grettezza ma col timore che voglia visitar per intero il nostro cuore, ogni nostro pensiero e la nostra vita affettiva...
   Possiamo dire che tutto Gesù è entrato nella nostra anima, ma non in tutta l'anima. Gli precludiamo l'ingresso nei cantucci...! Nei cantucci delle sensualità non mortificate, dei capricci non repressi, delle intenzioni non rette, degli affetti disordinati...! Non ce la sentiamo di svuotarli delle miserie che vi si sono accumulate e nemmeno vorremmo che offendessero lo sguardo dell'illustre Visitatore e perciò lo allontaniamo perché non le veda.
   E mentre Egli, racchiuso nel Tabernacolo, senza stancarsi, senza protestare e sempre ben allerta nel caso che i suoi amici si dedichino finalmente a venire, trascorre i giorni e le notti in tale attesa.
   Non appena sente dei passi e avverte un mormorio nei pressi, dimentico delle notti e dei giorni d'abbandono, con quale prontezza spalanca la porta che lo tiene prigionero per precipitarsi nell'anima alla cui porta aveva lungamente bussato...
   Signore, Signore mio, di che splendida qualità è cotesto tuo amore che passa la vita in attesa che lo lascino entrare e che, una volta entrato non di altro si preoccupa, se non del timore di essere nuovamente respinto dai suoi figli!
   Signore, e che razza d'amore è quello che scorre nelle vene degli uomini, che non si occupa d'altro che di sbarrarti le porte perché tu non possa entrare, o di scacciarti se t'è riuscito di varcarne la soglia...?


   Madre Immacolata, aiuta con la tua protezione e il tuo sostegno a forgiare una chiave di durissimo acciaio, fatto cioè di lealtà e di fedeltà nel servizio verso Gesù che entra con me in comunione! Che sia Lui solo ad aprire e a chiudere questo mio cuore.

San Manuel González

mercoledì 16 novembre 2016

Perché nasce l'UNER?

Unione Eucaristica Riparatrice
   I carismi sono doni di grazia che il Signore concede a determinate persone perché con la sua vita rispondano ad una necessità esistente nella Chiesa e nel mondo. È una chiamata che la persona non può tenere per sé, è per il bene comune e lo deve manifestare. Tra queste si trova il nostro fondatore, San Manuel González. La intensa vita della sua famiglia e l'esempio di pii sacerdoti lo condussero a scoprire la sua vocazione. Il 21 settembre 1901, ricevette l'ordinazione sacerdotale. Nel 1902 fu inviato a dare una missione a Palomares del Río (Siviglia-Spagna), dove Dio lo segnò con una grazia che avrebbe condizionato tutta la sua vita sacerdotale. Egli stesso ci descrive tale sua esperienza. Dopo aver ascoltato le avvilenti prospettive della sua missione presentategli dal sacrestano, egli dice:

"Mi recai direttamente davanti al Tabernacolo... e, che Tabernacolo, Dio mio! Che sforzi dovettero fare colà la mia fede e il mio coraggio per non tornarmene di corsa a casa mia. Ma, non fuggii. Là, in ginocchio… la mia fede vedeva un Gesù così taciturno, così paziente, così buono, che mi guardava… che mi diceva tante cose e me ne chiedeva di più; uno sguardo, il suo, nel quale si rifletteva tutta la tristezza che emerge dal Vangelo… Lo sguardo di Gesù in questi Tabernacoli è uno sguardo che si fissa nell’anima come un chiodo e non si dimentica mai più. Esso divenne per me come il punto di partenza per vedere, capire e prevedere tutto il mio ministero sacerdotale." 

   Questa grazia andrà poi maturando nel suo cuore. Nel 1905 viene destinato a Huelva (Spagna). Si trovò di fronte ad una situazione di notevole indifferenza religiosa, però il suo amore e le sue capacità seppero aprire vie per ravvivare pazientemente la vita cristiana. Come parroco della parrocchia di San Pietro e arciprete di Huelva, si preoccupò anche della situazione delle famiglie bisognose e dei bambini per i quali aprì scuole. Il 4 marzo 1910, davanti ad un gruppo di donne, fedeli collaboratrici della sua attività apostolica, espose con forza il grande desiderio del suo cuore. Ce lo narra lui stesso così:

"Permettete a me, che invoco molte volte la sollecitudine della vostra carità a favore dei bambini poveri e di tutti i poveri abbandonati, di invocare oggi la vostra attenzione e la vostra cooperazione in favore del più abbandonato di tutti i poveri: Il Santissimo Sacramento... Vi chiedo una elemosina di affetto per Gesù Sacramentato… per amore di Maria Immacolata e per amore di questo Cuore così mal corrisposto, vi chiedo che diventiate le Marie di questi tabernacoli abbandonati".

   Così, con la semplicità del Vangelo, nacque la "Opera dei Tabernacoli-Calvari", opera per dare una risposta di amore riparatore all'amore di Cristo nell'Eucaristia, a esempio di Maria Immacolata, dell'apostolo San Giovanni e delle Marie che rimasero fedeli vicino a Gesù nel Calvario. Oggi l'Opera è conosciuta anche come Unione Eucaristica Riparatrice.
 
"Io ho detto anni fa che l'Opera delle Marie e dei Discepoli di S. Giovanni non è una associazione in più o una confraternita o un movimento in più, ma è una vocazione, e come tale imprime un modo di essere per chi l'abbraccia e deve condizionare tutta la vita" 
(Lettera di una Maria, scritta nel 1935).

lunedì 14 novembre 2016

Per i miei passi

   "Di me so dire che considero uno dei maggiori benefici che il Cuore di Gesù mi abbia fatto nella mia vita, e me ne ha fatti tanti e tanti grandi!, l'avermi richiamato l'attenzione su questo male dell'abbandono del tabernacolo e fattomelo conoscere tanto bene in sé e nelle sue conseguenze che già molto tempo fa consacrai tutto il mio sacerdozio, come ora il mio episcopato, a lavorare, gridare e protestare in tutti i modi possibili contro questo perniciosissimo male, principio e motivo di tutti gli altri mali sociali, domestici e individuali..."


   "Non voglio predicare alle genti, né catechizzare i bambini, né consolare i tristi, né soccorrere i poveri, né visitare i popoli, né atrarre cuori, né perdonare peccati contro Dio o ingiurie contro di me, piuttosto per togliere al Cuore di Gesù Sacramentato il grande dolore del suo abbandono e per portargli il dolce regalo della compagnia delle anime. Io non voglio essere il vescovo della sapienza, né della attività, né dei poveri, né dei ricchi, io non voglio essere più che il vescovo del tabernacolo abbandonato. 
   Per i miei passi non voglio più che un cammino, quello che porta al tabernacolo, e so che andando per questo cammino incontrerò affamati di molte classi, e li sazierò di ogni pane, scoprirò bambini poveri e poveri bambini e mi avanzeranno il denaro e le risorse per aprire scuole e rifugi per rimediare alla loro povertà, mi incontrerò con tristi senza consolazione, con ciechi, con sordi, con invalidi e perfino con morti dell'anima o del corpo, e farò discendere su di loro la gioia della vita e della salute. Io non voglio, io non bramo altra occupazione per la mia vita di vescovo che quella di aprire molte scorciatoie a questo cammino del tabernacolo. Scorciatoie tra questo cammino e i laboratori e le fabbriche degli operai, e le scuole dei bambini, e gli uffici degli uomini d'affari, e i musei e centri dei dotti, e i palazzi dei ricchi e i tuguri dei poveri..." 

San Manuel González

martedì 8 novembre 2016

Le due lampade


"Carità e umiltà! 
Sono queste le due lampade dalle quali vuole essere perpetuamente illuminato nei suoi Tabernacoli il Gesù dell'Ostia silenziosa. 
Questa è la compagnia che veramente lo accompagna" 

San Manuel González

domenica 6 novembre 2016

Il vescovo del tabernacolo abbandonato

San Manuel González
Vescovo di Palencia




“Io non voglio essere vescovo della sapienza, né dell’attività, né dei poveri, né dei ricchi. Non voglio essere niente più che il vescovo del tabernacolo abbandonato” 

San Manuel González

venerdì 4 novembre 2016

Qui c'è Gesù! Qui c'è!

Tomba di San Manuel
(Cappella del Santissimo Sacramento,
Cattedrale di Palencia)


«Chiedo di essere inumato accanto a un tabernacolo,
perché le mie ossa, dopo la morte, 
come la mia lingua e la mia penna in vita, 
dicano sempre a chi passa: 
Qui c'è Gesù! Qui c'è! Non abbandonatelo!
Madre Immacolata, san Giovanni, sante Marie, portate la mia anima alla compagnia eterna del Cuore di Gesù in cielo»

San Manuel González

(Epitaffio scritto da lui stesso)



martedì 1 novembre 2016

Festa di tutti i Santi

"La terra senza santi è come se Dio non abbia amici in essa"

San Manuel González


Buona festa di tutti i Santi!

lunedì 31 ottobre 2016

Madre, che non ci stanchiamo!

Madre Immacolata! Che non ci stanchiamo!
Madre nostra! Una supplica: Che non ci stanchiamo!
Sì, sebbene lo scoraggiamento per il poco frutto o per l'ingratitudine ci assalga e la debolezza ci ramollisca; sebbene il furore del nemico ci persegua e ci calunni; sebenne ci manchino il denaro e gli aiuti umani; sebbene le nostre opere cadano e dobbiamo incominciare di nuovo... Madre Immacolata! Che non ci stanchiamo!
Fermi, decisi, animati, sempre sorridenti, con gli occhi fissi nel prossimo e nelle sue necessità, per socorrerli, e con gli occhi dell'anima fissi nel Cuore di Gesù che sta nel tabernacolo, occupiamo il nostro posto, quello che Dio ha indicato a ciascuno di noi.
Mai volgere la faccia indietro!
Mai incrociare le braccia!
Mai sterili lamenti!
Mentre ci rimane una goccia di sangue da versare, alcune monete da distribuire, un poco di energia da spendere, una parola da dire, un respiro del nostro cuore, un poco di forza nelle nostre mani e nei nostri piedi, che possano servire per dar gloria a Lui e a Te e per fare un poco di bene ai nostri fratelli...
Madre mia, per l'ultima volta! Morire prima di stancarci!
San Manuel González

domenica 30 ottobre 2016

San Manuel González, modello di fede eucaristica

   Manuel González García nacque a Siviglia e concluse i suoi giorni a Palencia, dove riposa sotto il Tabernacolo della Cattedrale. Come sacerdote (ordinato nel 1901) esercitò il suo ministero a Siviglia e a Huelva. Fu Vescovo di Malaga (consacrato nel 1916) e Palencia.
   Fondò opere sociali in Huelva e costruì un nuovo seminario a Malaga. Nel 1931, a causa dell'incendio della sua residenza, lasciò Malaga e guidò la Diocesi da Gibilterra e Madrid. Nel 1935 Pio XI gli assegnò la sede palentina; lì consumò l'offerta della sua vita a immagine del Buon Pastore, senza perdere la bontà nello sguardo e il sorriso sulle labbra.
   Nel 1902, nella parrocchia di Palomares del Río, ricevette la grazia che avrebbe polarizzato tutta la sua vita. Egli stesso racconta: "Andai direttamente al Tabernacolo. Lì la mia fede vedeva un Gesù silenzioso, tanto paziente, che mi guardava, che mi diceva molto e mi chiedeva di più. Uno sguardo nel quale si rifletteva tutta la tristezza del Vangelo: la tristezza di non avere riparo, il tradimento, la negazione, l'abbandono di tutti".
   A seguito di questa esperienza mistica, il 4 marzo 1910 a Huelva fondò il primo ramo della Famiglia Eucaristica Riparatrice (formata da laici, consacrati e sacerdoti), con lo scopo di dare e cercare una risposta di amore a Cristo Eucaristia. Fondò anche due riviste di azione eucaristica: "El Granito de Arena" (per gli adulti) e "RIE" (per i bambini), e scrisse libri di preghiera, formazione sacerdotale e catechesi.
   "Per i miei passi non voglio che un sentiero, quello che porta al Tabernacolo, e camminando per quel sentiero incontrerò affamati e poveri di molte classi... e farò discendere su di loro la gioia della Vita". Queste parole tracciano il profilo del nuovo santo. Con ragione Papa San Giovanni Paolo II lo ha proposto come "modello di fede eucaristica".

giovedì 20 ottobre 2016

Celebrare la santità di Dio nei suoi figli



   «I santi sono uomini e donne che entrano fino in fondo nel mistero della preghiera. Uomini e donne che lottano con la preghiera, lasciando pregare e lottare in loro lo Spirito Santo; lottano fino alla fine, con tutte le loro forze, e vincono, ma non da soli: il Signore vince in loro e con loro. Anche questi sette testimoni che oggi sono stati canonizzati, hanno combattuto la buona battaglia della fede e dell’amore con la preghiera. Per questo sono rimasti saldi nella fede, con il cuore generoso e fedele. Per il loro esempio e la loro intercessione, Dio conceda anche a noi di essere uomini e donne di preghiera; di gridare giorno e notte a Dio, senza stancarci; di lasciare che lo Spirito Santo preghi in noi, e di pregare sostenendoci a vicenda per rimanere con le braccia alzate, finché vinca la Divina Misericordia» (Papa Francesco, Piazza San Pietro, domenica 16 ottobre).

   Possiamo rivivere questi momenti con un clic:








martedì 18 ottobre 2016

Domenica 16 ottobre - Omelia del Santo Padre Francesco

Santa Messa e canonizzazione dei beati
Salomone Leclercq, Giuseppe Sánchez del Río, Manuel González García, Lodovico Pavoni, Alfonso Maria Fusco, Giuseppe Gabriele del Rosario Brochero, Elisabetta della Santissima Trinità Catez


   All’inizio dell’odierna celebrazione abbiamo rivolto al Signore questa preghiera: «Crea in noi un cuore generoso e fedele, perché possiamo sempre servirti con lealtà e purezza di spirito» (Orazione Colletta).
   Noi, da soli, non siamo in grado di formarci un cuore così, solo Dio può farlo, e perciò lo chiediamo nella preghiera, lo invochiamo da Lui come dono, come sua “creazione”. In questo modo siamo introdotti nel tema della preghiera, che è al centro delle Letture bibliche di questa domenica e che interpella anche noi, qui radunati per la canonizzazione di alcuni nuovi Santi e Sante. Essi hanno raggiunto la meta, hanno avuto un cuore generoso e fedele, grazie alla preghiera: hanno pregato con tutte le forze, hanno lottato, e hanno vinto.
   Pregare, dunque. Come Mosè, il quale è stato soprattutto uomo di Dio, uomo di preghiera. Lo vediamo oggi nell’episodio della battaglia contro Amalek, in piedi sul colle con le braccia alzate; ma ogni tanto, per il peso, le braccia gli cadevano, e in quei momenti il popolo aveva la peggio; allora Aronne e Cur fecero sedere Mosè su una pietra e sostenevano le sue braccia alzate, fino alla vittoria finale.
   Questo è lo stile di vita spirituale che ci chiede la Chiesa: non per vincere la guerra, ma per vincere la pace!
   Nell’episodio di Mosè c’è un messaggio importante: l’impegno della preghiera richiede di sostenerci l’un l’altro. La stanchezza è inevitabile, a volte non ce la facciamo più, ma con il sostegno dei fratelli la nostra preghiera può andare avanti, finché il Signore porti a termine la sua opera.
San Paolo, scrivendo al suo discepolo e collaboratore Timoteo, gli raccomanda di rimanere saldo in quello che ha imparato e in cui crede fermamente (cfr 2 Tm 3,14). Tuttavia anche Timoteo non poteva farcela da solo: non si vince la “battaglia” della perseveranza senza la preghiera. Ma non una preghiera sporadica, altalenante, bensì fatta come Gesù insegna nel Vangelo di oggi: «pregare sempre, senza stancarsi mai» (Lc 18,1). Questo è il modo di agire cristiano: essere saldi nella preghiera per rimaneresaldi nella fede e nella testimonianza. Ed ecco di nuovo una voce dentro di noi: “Ma Signore, com’è possibile non stancarsi? Siamo esseri umani… anche Mosè si è stancato!...”. E’ vero, ognuno di noi si stanca. Ma non siamo soli, facciamo parte di un Corpo! Siamo membra del Corpo di Cristo, la Chiesa, le cui braccia sono alzate giorno e notte al Cielo grazie alla presenza di Cristo Risorto e del suo Santo Spirito. E solo nella Chiesa e grazie alla preghiera della Chiesa noi possiamo rimanere saldi nella fede e nella testimonianza.
   Abbiamo ascoltato la promessa di Gesù nel Vangelo: Dio farà giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui (cfr Lc18,7). Ecco il mistero della preghiera: gridare, non stancarsi, e, se ti stanchi, chiedere aiuto per tenere le mani alzate. Questa è la preghiera che Gesù ci ha rivelato e ci ha donato nello Spirito Santo. Pregare non è rifugiarsi in un mondo ideale, non è evadere in una falsa quiete egoistica. Al contrario, pregare è lottare, e lasciare che anche lo Spirito Santo preghi in noi. E’ lo Spirito Santo che ci insegna a pregare, che ci guida nella preghiera, che ci fa pregare come figli.
   I santi sono uomini e donne che entrano fino in fondo nel mistero della preghiera. Uomini e donne che lottano con la preghiera, lasciando pregare e lottare in loro lo Spirito Santo; lottano fino alla fine, con tutte le loro forze, e vincono, ma non da soli: il Signore vince in loro e con loro. Anche questi sette testimoni che oggi sono stati canonizzati, hanno combattuto la buona battaglia della fede e dell’amore con la preghiera. Per questo sono rimasti saldi nella fede, con il cuore generoso e fedele.   Per il loro esempio e la loro intercessione, Dio conceda anche a noi di essere uomini e donne di preghiera; di gridare giorno e notte a Dio, senza stancarci; di lasciare che lo Spirito Santo preghi in noi, e di pregare sostenendoci a vicenda per rimanere con le braccia alzate, finché vinca la Divina Misericordia.

Link dell’omelia

Link libretto celebrazione



lunedì 17 ottobre 2016

San Manuel González García, «Vescovo dei Tabernacoli abbandonati»

San Manuel González García Vescovo e fondatore

4 gennaio

Siviglia, 25 febbraio 1877 - Madrid, 4 gennaio 1940

San Manuel González García, nato a Siviglia da umili genitori, per mantenersi agli studi in seminario dovette lavorare come domestico; il 21 settembre 1901 fu ordinato sacerdote. L’anno dopo, davanti a un altare disordinato e sporco in una chiesa a Palomares del Río, provò compassione per Gesù presente nell’Eucaristia, eppure così trascurato: contrariamente ai discepoli nel Getsemani, non fuggì. Non lo fece neppure nel 1915, quando, nominato vescovo di Malaga, visse in prima persona il dramma della guerra civile spagnola. Dovette intervenire la Santa Sede per metterlo al sicuro prima a Madrid, da dove continuò a guidare la sua diocesi, poi a Palencia, di cui fu nominato vescovo nel 1935. Morì cinque anni dopo, il 4 gennaio 1940, a Madrid. La sua eredità continua ancora oggi nella Famiglia Eucaristica Riparatrice. È stato beatificato da san Giovanni Paolo II il 29 aprile 2001. Il 3 marzo 2016 papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto con cui gli è stato riconosciuto un secondo miracolo, aprendo la via alla sua canonizzazione, fissata in seguito a domenica 16 ottobre 2016. I suoi resti mortali sono venerati davanti all’altare del Santissimo Sacramento della cattedrale di Palencia, dove volle essere sepolto.

Martirologio Romano: A Madrid in Spagna, beato Emanuele González García, vescovo: pastore egregio secondo il cuore del Signore, promosse con sommo zelo il culto della santissima Eucaristia e fondò la Congregazione delle Suore Missionarie Eucaristiche di Nazaret.

I primi anni e la formazione sacerdotale
Manuel González García nacque a Siviglia il 25 febbraio 1877, quarto dei cinque figli di Martín González Lara, falegname, e di sua moglie Antonia, sarta e casalinga. Nell’infanzia fece parte dei “seises”, gruppo di bambini della cattedrale di Siviglia incaricati di danzare davanti al Santissimo Sacramento nel corso di solenni processioni.
Presto maturò in lui il sogno di diventare sacerdote: è narrato che sostenne di nascosto dai genitori gli esami per entrare nel seminario diocesano, dove fu ammesso nel 1889. Fu esemplare nello studio e nella vita comunitaria, venendo ordinato sacerdote il 21 settembre 1901 dall’arcivescovo di Siviglia, poi cardinale, Marcelo Spinola y Maestre (Beato dal 1987).

L’esperienza di grazia a Palomares del Río
Inizialmente svolse il suo ministero in piccoli villaggi della provincia di Siviglia, come quello di Palomares del Río, dove avvenne l’esperienza che gli cambiò la vita. Carico di speranze e di ottimismo, don Manuel si era diretto verso quella cittadina per una missione popolare, ma i suoi sogni s’infransero di fronte alla dura realtà: la chiesa cadeva a pezzi e l’altare maggiore giaceva nell’incuria.
Così scrisse tempo dopo: «Mi recai direttamente davanti al tabernacolo… e, che tabernacolo, Dio mio! Che sforzi dovettero fare colà la mia fede e il mio coraggio per non tornarmene di corsa a casa mia. Ma, non fuggii. Là, in ginocchio… la mia fede vedeva un Gesù così taciturno, così paziente, così buono, che mi guardava… che mi diceva tante cose e me ne chiedeva di più; uno sguardo, il suo, nel quale si rifletteva tutta la tristezza che emerge dal Vangelo… Lo sguardo di Gesù in questi tabernacoli è uno sguardo che si fissa nell’anima come un chiodo e non si dimentica mai più. Esso divenne per me come il punto di partenza per vedere, capire e prevedere tutto il mio ministero sacerdotale».

L’Opera dei Tabernacoli-Calvari
Dal 1902 al 1905 fu cappellano dell’asilo delle Piccole Suore dei Poveri, finché, a soli 28 anni, non divenne prima vicario economo e poi arciprete della parrocchia di San Pietro di Huelva. Ricoprì questo incarico per 10 anni, apportando notevoli cambiamenti nella parrocchia e nella città di Huelva, divenendo famoso in tutta la Spagna per le sue iniziative apostoliche.
Venerdì 4 marzo 1910 decise di condividere con alcune parrocchiane, durante un ritiro mensile loro dedicato, un’intuizione che aveva avuto: «Permettete a me, che invoco molte volte la sollecitudine della vostra carità a favore dei bambini poveri e di tutti i poveri abbandonati, di invocare oggi la vostra attenzione e la vostra cooperazione in favore del più abbandonato di tutti i poveri: il Santissimo Sacramento. Vi chiedo una elemosina di affetto per Gesù Sacramentato… per amore di Maria Immacolata e per amore di questo Cuore così mal corrisposto, vi chiedo che diventiate le Marie di questi tabernacoli abbandonati». Sorse quindi l’Opera delle Tre Marie e dei Discepoli di San Giovanni, detta anche Opera dei Tabernacoli-Calvari, i cui aderenti s’impegnavano a dare e cercare compagnia a Gesù nell’Eucaristia, specialmente dov’era più abbandonato. Nello stesso anno sorse anche una sezione per bambini, la Riparazione Infantile Eucaristica.
La diffusione dell’Opera in altre diocesi spagnole e in America fu incentivata dalla fondazione di «El Granito de Arena» («Il granello di sabbia»), il suo organo ufficiale. Don Manuel decise quindi di chiedere l’approvazione al Papa: il 28 novembre 1912 venne quindi ricevuto da san Pio X, che lo benedisse e l’incoraggiò.

Il vescovo martire dei Tabernacoli abbandonati
Il suo successore, papa Benedetto XV, lo nominò il 6 dicembre 1915 vescovo titolare di Olimpo e ausiliare della diocesi di Malaga, della quale, nel 1917, divenne amministratore apostolico. Intanto alla sua Opera eucaristica si aggiungeva un nuovo tassello: i Missionari Eucaristici Diocesani, sacerdoti, la cui data di fondazione è il 9 gennaio 1918.
Il 22 aprile 1920 monsignor González venne eletto vescovo titolare della diocesi di Malaga. Appena un anno dopo, aiutato da sua sorella María Antonia, fondò la congregazione delle suore Missionarie Eucaristiche di Nazareth, che sarà poi approvata il 30 agosto 1960.
Durante il suo episcopato cominciarono le prime avvisaglie della guerra civile spagnola: l’11 maggio 1931 gruppi di rivoluzionari bruciarono quasi tutte le chiese di Malaga, appiccando il fuoco anche al palazzo vescovile. Monsignor González affrontò coraggiosamente gli aggressori e si consegnò loro, ma essi lo lasciarono andare. Dovette rifugiarsi prima presso un sacerdote e poi presso una famiglia amica nella cittadina di Ronda, ma poi, visto che i rivoluzionari ricattavano questa famiglia, la lasciò per rifugiarsi a Gibilterra.
Il 26 dicembre 1931 ritornò a Ronda, ma qualche mese dopo la Santa Sede, temendo per la sua vita, gl’impose di ritirarsi a Madrid, dove rimase fino al 1935, guidando da lì la diocesi di Malaga. Nel frattempo, alle suore si erano affiancate, dal 1933, le Marie Ausiliarie Nazarene (poi Missionarie Eucaristiche Secolari di Nazareth).
Il 5 agosto del 1935 rinunciò al governo della diocesi e fu nominato vescovo di Palencia, nella Vecchia Castiglia, dove continuò la sua opera di pastore e fondatore, amareggiato per le stragi che venivano perpetrate in quegli anni di guerra civile. Promosse ugualmente anche un settore giovanile dell’opera iniziale, la Gioventù Eucaristica Riparatrice, nel 1939.
Lui stesso si definì «il vescovo dei Tabernacoli abbandonati», ma altri, per i patimenti cui andò incontro pur non avendo mai versato direttamente il sangue per la fede, non tardarono a denominarlo «il vescovo martire».
Fecondo scrittore, pubblicò più di 30 lavori letterari, in particolare di carattere eucaristico, sacerdotale e di insegnamento catechistico. Il suo capolavoro, «Lo que puede un cura hoy» («Ciò che può un parroco oggi»), fu adottato per molto tempo dai seminaristi spagnoli e latino-americani.
Morì a Madrid il 4 gennaio 1940 e fu sepolto davanti all’altare del Santissimo Sacramento della cattedrale di Palencia, come da sue disposizioni testamentarie: «Chiedo di essere sepolto vicino ad un tabernacolo, affinché le mie ossa, dopo la mia morte, come la mia lingua e la mia penna durante la vita, stiano sempre dicendo a coloro che passano: Qui sta Gesù! Sta qui! Non lasciatelo abbandonato!».

La causa di beatificazione
La sua causa di beatificazione, a fronte della perdurante fama di santità, è cominciata nella diocesi di Palencia il 2 maggio 1952. Dopo l’introduzione della causa a Roma, vennero istruite due inchieste: una suppletiva, a Malaga (nel 1979) e quella cognizionale a Palencia (1981-1983). Intanto, il 21 novembre 1965, era stato emesso il decreto sugli scritti. La “positio super virtutibus” venne trasmessa a Roma nel 1991.
Il 6 aprile 1998 san Giovanni Paolo II autorizzò la Congregazione per le Cause dei Santi a promulgare il decreto con cui monsignor Manuel González García veniva dichiarato Venerabile.

Il miracolo e la beatificazione
Come miracolo utile per la beatificazione venne preso in esame il caso avvenuto nel 1953 alla diciottenne Sara Ruiz Ortega, di Requena de Campos (Palencia, Spagna), affetta da una peritonite tubercolosa che l’aveva resa paralitica. Il suo parroco, don Francisco Teresa León, le mise una reliquia di monsignor González sotto il cuscino e fece cominciare una novena per chiedere la sua intercessione. La giovane, dopo cinque anni di malattia, si rialzò guarita.
Il processo sull’asserito miracolo venne convalidata il 15 maggio 1998. Gli esperti della commissione medica si pronunciarono favorevolmente circa l’inspiegabilità scientifica dell’evento. Sia i consultori teologi, il 9 aprile 1999, sia i cardinali e vescovi membri della Congregazione vaticana per le Cause dei Santi, il 1° dicembre 1999 confermarono il parere positivo. Infine, il 20 dicembre 1999, san Giovanni Paolo II autorizzò la promulgazione del decreto con cui la guarigione era dichiarata miracolosa e avvenuta per intercessione del Venerabile Manuel González García.
La sua beatificazione si è quindi svolta in piazza San Pietro a Roma il 29 aprile 2001, congiuntamente a quella di altri quattro candidati agli altari.

Il secondo miracolo e la canonizzazione
Nel novembre 2008 una donna di Madrid, ammalata di cancro alla gola, chiese di poter ricevere gli ultimi Sacramenti. Il sacerdote, che era il già citato don Francisco Teresa León, non poté raggiungerla nell’immediato, ma chiese al marito della donna di darle una reliquia del Beato Manuel González García e d’iniziare una novena per chiederne l’intercessione. Al quinto giorno di novena, il cancro risultò scomparso senza l’aiuto della chemioterapia. La donna guarita morì due anni e mezzo dopo d’infarto, quindi per cause estranee al precedente male.
Il 7 ottobre 2009 venne quindi aperta, nella diocesi di Madrid, l’inchiesta diocesana sull’asserito miracolo, conclusa solennemente il 31 maggio 2010 e convalidata il 21 ottobre 2011. Sia i medici, sia i teologi, sia i cardinali e vescovi membri della Congregazione per le Cause dei Santi sono stati unanimi nel dichiarare il fatto come inspiegabile e miracoloso.
Infine, il 3 marzo 2016, papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto con cui era accertato l’intervento divino per intercessione del Beato, aprendo la via alla sua canonizzazione, fissata in seguito a domenica 16 ottobre 2016, insieme a quella di altri sei Beati.

La Famiglia Eucaristica Riparatrice
L’eredità spirituale di san Manuel González García continua nella Famiglia Eucaristica Riparatrice, che comprende le varie realtà da lui istituite nel corso del suo ministero: l’Opera delle Tre Marie e dei Discepoli di San Giovanni; la Riparazione Infantile Eucaristica; i sacerdoti Missionari Eucaristici Diocesani; le suore Missionarie Eucaristiche di Nazareth; le Missionarie Eucaristiche Secolari di Nazareth; la Gioventù Eucaristica Riparatrice.

Autori: Antonio Borrelli ed Emilia Flocchini (www.santiebeati.it)


domenica 16 ottobre 2016

Preghiera

Per ottenere grazie per intercessione di San Manuel González

   Signore Gesù Cristo, ti rendiamo grazie perché in San Manuel González si è fatto vita il tuo Mistero Eucaristico, attraverso una fede luminosa, una carità intensa e una speranza piena.
   
   Per la sua intercessione effondi in noi il desiderio ardente di eucaristizzare, perché tutta l'umanità accolga la Luce e la Vita che scaturisce dal tuo Cuore e, in unione alla nostra Madre Immacolata, siamo nel mondo testimoni di un amore riparatore.
   
   Tu che vivi e regni con il Padre nell'unità dello Spirito Santo e sei Dio nei secoli dei secoli. Amen.

Chiedere la grazia che si desidera per intercessione di San Manuel González