mercoledì 19 aprile 2017

Pellegrino della strada di Emmaus

Gesù, pellegrino non conosciuto della strada di Emmaus,
scoprici i misteri che questo passo,
uno dei più interessanti del tuo Vangelo,
racchiude sopra la preghiera davanti al tuo Tabernacolo.

Come nell’Eucaristia, Gesù è sulla strada di Emmaus reale e sconosciuto, presente e invisibile, che cerca senza dar a vedere: e gli uomini, duri e ciechi e abbagliati, con difficoltà riescono ad incontrarlo. Raramente sono là dove Egli è.
Una delle grandi difficoltà della preghiera davanti al Tabernacolo e particolarmente della preghiera confidente, affetuosa e filialmente intima, è il non renderci perfetto conto che Gesù è lì, vivo, in persona. Nella sua vita eucaristica Gesù soffre ingratitudini, e tante, anche da parte dei suoi. Davanti al Tabernacolo si ripete sovente assai la scena di Emmaus: essere cioè con Gesù e non renderci conto che Egli è con me.
Anche noi, pellegrini della strada misteriosa del Tabernacolo, impariamo dai fortunati viaggiatori di Emmaus a sentire ardere il cuore quando Gesù ci parla e a riconoscerlo quando a noi divide il pane.
Tutto ciò che i pellegrini di Emmaus fecero per rendersi conto della presenza di Gesù è espresso in questa parola: preghiera. Questi due uomini  andavano da
Gerusalemme ad Emmaus facendo questa cosa sola: pregavano.
Come pregavano? Tre forme di pregare scopro in questi discepoli:
1. sentendo la mancanza di Gesù,
2. parlando solo di Lui,
3. servendolo con carità nella persona di un pellegrino sconosciuto.
Il pregare sentendo la mancanza di Gesù, lo invita ad avvicinarsi; il pregare parlando con ardore e affanno di Lui e con Lui lo invita a parlare e ad accompagnarsi con loro velatamente; il pregare operando il grande comandamento di Gesù «amatevi gli uni gli altri» e insistendo col «resta con noi perchè si fa sera»; lo obbliga ad entrare, a mangiare con loro e a loro farsi conoscere.
Il Vangelo, descrivendo minuziosamente il viaggio dei due discepoli, nota con attenta cura che essi andavano tristi. E la causa di questa tristezza, risulta chiaro, è l’assenza di Gesù.
Senza dubbio, questa tristezza non nasce da una fede viva, nè da una speranza irremovibile, nè da un amore perfetto, perchè proprio questa fede, questa speranza e questo amore insegnavano che Gesù morto doveva risuscitare, che Gesù partito doveva ritornare, che Gesù assente era sempre presente per quelli che davvero lo amavano.
Questi uomini sentono la mancanza di Gesù, e perchè non lo vedono, perchè non lo sentono, perchè non godono della sua presenza, perchè non riposano nella sua protezione, sono tristi e questa tristezza con tutte le sue imperfezioni fa piacere a Gesù e merita da lui il dono della sua presenza, ancorchè velata e sconosciuta.

Mane nobiscum, Domine!
Resta con noi, Signore!

Non fate il cammino della vita da soli: fatelo con Gesù.
San Manuel González

Resta con noi, Signore!