sabato 25 febbraio 2017

140 anni fa nasceva San Manuel González

1877 – 2017
140 anni fa nasceva San Manuel González

Un giorno come oggi, esattamente il 25 febbraio 1877, nasceva a Siviglia (Spagna), San Manuel González. Terzo dei cinque figli del matrimonio tra Martín González Lara e Antonia García Pérez.
Era venuto alla luce in una famiglia semplice, profondamente religiosa. I suoi genitori, nel 1875, erano stati costretti a immigrare a Siviglia da Antequera, un borgo in provincia di Málaga, proprio in cerca di lavoro e di migliori condizioni di vita.
Tanta povertà era compensata dalla fiducia nella Provvidenza di questi genitori che si amavano e riconoscevano nel Signore la loro forza. Pur nelle ristrettezze economiche, infatti, erano convinti che i figli fossero una benedizione e non un problema.
E Manuel è stato proprio una benedizione. Quel 25 febbraio nasceva un grande apostolo, che è stato prima un bambino esemplare, poi diventato sacerdote, vescovo, fondatore della Famiglia Eucaristica Riparatrice, e santo. Un grande apostolo, la cui vita è stata segnata da un grande amore per l’Eucaristia.

San Manuel González, prega per noi.

http://famigliaeucaristica.blogspot.it/p/preghiera.html
http://www.santiebeati.it/dettaglio/91453

martedì 21 febbraio 2017

Abbandono e compagnia

   "Ho letto il santo Vangelo e mi sono imbattuto nelle parole, molte volte ripetute, 'non ricevere, non riconoscere, non credere, non ringraziare, non abbandonare', che avevano per sogetto della propria azione non solo i lontani, ma anche gli amici, e per termine di riferimento Gesù.
   Se io potessi aprire le porticine d'oro, d'argento, di bronzo o di legno dei tabernacoli di tutto il mondo, e non solo quelli manifestamente abbandonati, sporchi o mal custoditi, ma anche quelli più curati e visibilmente frequentati, e domandassi a Gesù che vive in essi:
- Soffri qui l'abbandono degli uomini?
- Anche dei tuoi amici?
- Hanno essi con te un rapporto come quello tra persone e intimo?
   Che risponderebbe Gesù?
   Il primo venerdì del marzo 1910, nel tabernacolo della parrocchia di San Pietro in Huelva (Spagna), dove Gesù aveva patito tanto abbandono, sorse, come eco di una risposta molto triste di Gesù a quelle domande, un'opera composta di anime che si impegnavano a dichiarare guerra, e guerra senza quartiere, ad ogni forma di abbandono, chiamasi essa solitudine, indifferenza, durezza di cuore, ingratitudine, infedeltà, slealtà per e con Gesù nel tabernacolo. Questa Opera è l'Opera delle Tre Marie e dei Discepoli di San Giovanni per i Tabernacoli-Calvari.
   Il suo motto: A maggior abbandono degli altri, più compagnia propria.
   Il suo grido di guerra: Anche se tutti... io no.
   Il suo anelito incessante: Dare e cercare organizzata e permanente riparazione al Cuore di Gesù Sacramentato del suo abbandono (esteriore ed interiore) nella Messa, Comunione, Presenza reale permanente con la compagnia di presenza, compassione, imitazione, fiducia, in unione di Maria Immacolata, del discepolo fedele e delle Marie che gli fecero compagnia ai piedi della croce...
   Che bello porre tra queste due parole: tabernacolo e abbandono, la presenza più perenne dei vostri corpi e delle vostre anime; la compassione più sentita verso i sentimenti del Cuore di Gesù sacramentato; la imitazione più fedele della sua vita eucaristica e la fiducia più remissiva nel suo amore misericordioso!"
San Manuel González

venerdì 17 febbraio 2017

Lodate Dio uomini di tutta la terra!

   Il mondo attuale offre numerose novità che propone con garanzia di pienezza nel momento presente. Che senso ha, quindi, aviccinarsi a persone di epoche passate? La risposta si deve trovare nel testimone della loro vita.

   Don Manuel nasce a Siviglia, una città di bellezza privilegiata, il 25 febbraio 1877. I suoi genitori, Don Martín González Lara e Doña Antonia García Pérez, nati ad Antequera (Málaga), emigrarono a Siviglia in cerca di migliori condizioni di vita.
   Dobbiamo entrare nella vita di don Manuel -come carinamente viene ricordato- tra due secoli, fine del XIX e prima metá del XX, e davanti a problemi sociali molto gravi, pesime condizioni di vita, basso grado di istruzione primaria, estrema povertà, in ampi settori della società, ingiustizie sociali, la disocupazione tra gli operai era ogni volta più dura, le famiglie che avevano bisogno erano più numerose, c’è il problema dei contadini, degli operai delle fabricche, della scuola, il vizio, la pericolosità cittadina, ecc.
   Una società piena di problemi però niente è ostacolo perché l’amore di Dio manifesti la sua grandezza e santità nei suoi figli. È lui che silenziosamente guida la storia, che c’è sempre accanto, che realizza meraviglie e che in mezzo al caos di questo mondo provocato dall’orgoglio e dall’egoismo dell’uomo sa condurci alla salvezza e alla felicità. I santi, luce nel nostro cammino, ci orientano e guidano.
   In questa epoca fioriscono numerosi santi in Spagna, sono come un fascio di luce che seminano speranza, rafforzano la fede e fanno presente Dio nell’amore. Insieme a san Manuel ci sono anche, iniettando la linfa nuova del Vangelo nelle vene dell’umanità, il beato Marcelo Spínola, santa Ángela de la Cruz, san José Mª Rubio, san Pedro Poveda, santa Victoria Diez, san Josemaría Escrivá de Balaguer, santa Genoveva Torres, san Fray Mª Rafael Arnáiz e molti altri che ci invitano a esclamare: Lodate Dio uomini di tutta la terra! Perché continua ad operare meraviglie attraverso i suoi santi.

Cattedrale di Siviglia (Spagna)

mercoledì 15 febbraio 2017

Essere chicco di grano

   Possiamo riscoprire nella vita di san Manuel la sua vicinanza al suo popolo, il suo tratto pastorale, le sue opere sociali, frutto del suo amore appassionato a Gesù Cristo e della sua vita eucaristizzata.
   "Il programma del cristiano - il programma del buon Samaritano, il programma di Gesù - è un cuore che vede. Questo cuore vede dove c'è bisogno di amore e agisce in modo conseguente" (Deus caritas est, 31). Per queste parole della Chiesa nel secolo XXI troviamo un faro luminoso nella vita di don Manuel: "Un cuore che vide... e non passò da lontano". Egli vedeva con il cuore. Così lo lascia percepire quando, dopo aver letto un passaggio della Scrittura, esclama: "Ha ferito i miei occhi e il mio cuore...".
   E dopo aver visto e sentito, non passa da lontano; con la sua espressione: "Non fuggì!". Non è rimasto indifferente alla situazione dei suoi fratelli e nemmeno del suo Fratello maggiore: Gesù Sacramentato. In lui non c'è problema di dualità, da una parte la pietà e dall'altra l'attività. Dirà: "Il cammino del Tabernacolo è di andata e ritorno"; uscire da Gesù all'incontro della gente e tornare con loro all'incontro con Gesù.
   Tanto più, insisterei nella stretta dipendenza che esiste tra l'abbandono di Gesù Eucaristia e l'abbandono degli uomini. "Se Gesù, che è la Verità, la Giustizia e l'Amore, è abbandonato, che speranza di sollievo rimane agli abbandonati del mondo?".
   È da qui che, sull'esempio del suo Maestro, la sua vita si converte in un continuo cammino di andata e di ritorno spargendo misericordia: "La tua Misericordia! Questo è il tuo segreto e questo è l'unico perché da tutti i tuoi passi sulla terra, è come il segreto e il perché della tua vita di perpetuo immolato dell'Altare e del Tabernacolo!".
   Evocare la figura di san Manuel González ci porta, da una parte, a ringraziare il Signore per questo suo autentico amico e per tutti quelli che ha posto sul suo cammino, e, dall'altra, a trovare in lui un modello di vita eucaristizzata ed eucaristizzatrice. Quello che egli ha realizzato, in circostanze particolarmente complesse, illumina oggi il nostro cammino. Quello che egli scelse come stile di vita, essere chicco di grano, ci indica il percorso per essere, come lui, una presenza feconda che vive e annuncia l'amore senza limiti di Gesù Eucaristia.

Suor Maria Leonor Mediavilla Becerril
Superiora generale delle Missionarie Eucaristiche di Nazaret 


venerdì 10 febbraio 2017

Preghiere UNER

Offerta della giornata

   Cuore del mio Gesù abbandonato, per mezzo della nostra Madre Immacolata ti offro questa mia giornata e ti chiedo la grazia necessaria per poter fare oggi tutto per te, principio e fine di ogni cosa, e di farti, poichè tu lo vuoi, compagnia gradita e secondo il tuo stile. Che tutti i miei pensieri, affetti e desideri, quanto abbia a dire, a fare e a soffrire, sia diretto al tuo santo servizio e a riparazione dell'abbandono della tua Eucaristia. Amen.


Preghiera della sera

   Sia benedetta e ringraziata la Santissima Trinità, ora e sempre e per tutti i secoli. Ti adoro, Signore e Dio mio, ti offro nuovamente le azioni di questa giornata e ti rendo grazie di avermi creato, redento, fatto cristiano e membro dell'Unione Eucaristica Riparatrice e per tante grazie spirituali e temporali con le quali continuamente mi favorisci, particolarmente per avermi concesso di partecipare oggi al santo sacrificio della Messa, ricevendo il tuo corpo e sangue, e di averti fatto compagnia nel tuo tabernacolo. Amen.

giovedì 2 febbraio 2017

Il mio incontro con un tabernacolo abbandonato

   San Manuel González è una figura luminosa per il suo rapporto con il Signore, e fece tutto per il Vangelo. Del suo incontro con un tabernacolo abbandonato, il 2 febbraio 1902 a Palomares del Río (Siviglia), ci racconta...

   «Sono andato diritto al tabernacolo... e che tabernacolo, Dio mio! Che sforzi dovettero fare la mia fede, il mio coraggio per non fuggire verso la mia casa! Ma, non fuggii. Lì in ginocchio... di fronte a quel mucchio di stracci e sporcizia, la mia fede vedeva attraverso quella porticina tarlata un Gesù così silenzioso, così paziente, così buono, che mi guardava. Sì, sembrava che dopo aver percorso con il suo sguardo quel deserto d’anime, fissava il suo sguardo, triste e supplichevole, che mi diceva tanto e mi chiedeva di più. Uno sguardo in cui si riflettevano una grande voglia di amare e un’angoscia infinita anche per non trovare chi voleva essere amato. Uno sguardo dove si rifletteva tutta la tristezza del Vangelo: la tristezza di quel “non c’era posto per loro a Betlemme”, la tristezza delle sue parole: “Anche voi volete lasciarmi?”, la tristezza del tradimento di Giuda, del rinnegamento di Pietro, dello schiaffo del soldato, dell’abbandono di tutti... Uno sguardo che mi è penetrato nell’anima e che non ho dimenticato mai».

   Lasciamo risuonare dentro di noi queste parole:
«Lì in ginocchio... la mia fede vedeva… un Gesù così silenzioso, così paziente, così buono, che mi guardava... che mi diceva tanto e mi chiedeva di più...»

   Chiediamo al Signore la grazia di approfondire nella presenza viva di Gesù nell'Eucaristia, perché anche noi possiamo dare una risposta d'amore all'amore di Gesù che si dona per noi.