martedì 19 gennaio 2021

Cos'è il tabernacolo, e perché visitarlo dà tanta pace?

Una risposta efficace alla domanda relativa a cosa fare nei momenti difficili che stiamo vivendo nel mondo

Mi appassiona parlare e scrivere della presenza reale e vera di Gesù VIVO nel tabernacolo. Alcuni si chiedono cosa sia il tabernacolo e perché ne parlo tanto – o meglio, chi vi abita.

Il tabernacolo è il punto della chiesa destinato a conservare l’Eucaristia. È come una casetta con la chiave e una piccola luce rossa a fianco che indica che lì c’è Gesù.

Il sacerdote custodisce nel tabernacolo le ostie consacrate che non sono state consumate durante la Messa. I cattolici possono e devono avvicinarsi ai tabernacoli sapendo che in essi abita il prigioniero dell’amore, l’amico degli amici, il Re dei Re: Gesù Sacramentato.

Un’elemosina di affetto

Mi hanno sempre colpito le parole di un vescovo che era solito chiedere in elemosina non denaro, né abiti per i poveri o cibo. Chiedeva gesti d’amore per Gesù nei tabernacoli abbandonati.

“Permettete che, io che invoco spesso la sollecitudine della vostra carità a favore dei bambini poveri e di tutti i poveri abbandonati, invochi oggi la vostra attenzione e la vostra cooperazione a favore del più abbandonato di tutti i poveri: il Santissimo Sacramento. Vi chiedo un’elemosina d’affetto per Gesù Sacramentato…” (San Manuel González).

Per favore, non lasciate solo Gesù, andate a trovarlo. È un prigioniero d’Amore, in attesa del nostro affetto e della nostra compagnia.

Recuperate forze e speranza

Credo di averlo già commentato in qualche occasione. Spesso mi scrivono lettori di Aleteia e persone che hanno letto i miei libri.

Mi chiedono cosa fare per recuperare le forze e la speranza, per vivere felici, con la pace interiore (quanto è preziosa la pace, ce ne accorgiamo quando la perdiamo…).

Spesso non ho la risposta alle loro inquietudini, ma so chi ce l’ha. Per questo, raccomando a tutti la stessa cosa, continuamente: “Vai davanti al tabernacolo e racconta tutto a Gesù”.

Un amico che vive in Canada mi ha chiesto cosa fare di fronte al momento difficile che vive il mondo. Gli ho raccomandato quello che dico a tutti: “Vai davanti al tabernacolo e parla con Gesù. RaccontaGli tutto”.

Oggi mi ha mandato questa nota. Vi riporto le sue parole, perché sono davvero edificanti e possono esservi di aiuto:

“Claudio, martedì ho seguito il tuo consiglio e sono andato a far visita a Gesù Sacramentato. Sono rimasto un po’ più di un’ora, semplicemente parlandoGli. Quando sono uscito il mondo era lo stesso, i miei problemi e le mie preoccupazioni erano sempre lì, ma… ho provato una pace indescrivibile. Sono tornato a casa estremamente felice di averlo fatto”.

Claudio De Castro


Post originale:

https://it.aleteia.org/2021/01/18/cose-il-tabernacolo-e-perche-visitarlo-da-tanta-pace/


Grazie infinite Claudio De Castro e amici di Aleteia!!!


lunedì 4 gennaio 2021

Omelia nella solennità di San Manuel González, Roma 4 gennaio 2021

Pubblichiamo l'Omelia nella Celebrazione della Solennità di San Manuel González presieduta da D. Salvador Aguilera López, nella Parrocchia Santa Maria Ianua Coeli, Roma 4 gennaio 2021. 

Attorno all’altare di questa parrocchia di «Santa Maria Ianua Coeli», ci siamo riuniti, cari fratelli e sorelle, per ringraziare Dio per san Manuel González, il “Vescovo dei Tabernacoli abbandonati”. Ringrazio di cuore la comunità parrocchiale, nella persona del suo parroco, il padre Dominic, e ai Figli di Santa Maria Immacolata. E allo stesso modo, la mia gratitudine va alle figlie di san Manuel, le Missionarie Eucaristiche di Nazareth, delle quale si è servito il Signore perché oggi io possa presiedere questa Celebrazione Eucaristica.

In questo tempo, segnato dalla solitudine e dalla sofferenza, i nostri occhi devono essere rivolti al Signore. Papa Francesco ci indica il modo di vivere questa pandemia: «dobbiamo tenere ben fermo il nostro sguardo su Gesù e con questa fede abbracciare la speranza del Regno di Dio che Gesù stesso ci porta» (Udienza generale, 5 agosto 2020).

Tuttavia, in quest’anno che abbiamo appena iniziato, commemoriamo alcuni anniversari che ci aiuteranno ad addolcire questo periodo difficile: il 3 maggio, avremo il centenario della fondazione delle figlie di san Manuel; il 25 marzo, sarà l’80° anniversario della fondazione di questa parrocchia (1941), in cui il Signore ha riversato tante grazie. E il 18 gennaio del prossimo anno 2022 (1962), il 60° anniversario della presenza dei figli del venerabile Giuseppe Frassinetti in questa parrocchia.

In entrambi i fondatori, cari fratelli e sorelle, c’era qualcosa in comune: un amore ardente e amorevole per Cristo Signore, un amore che non potevano non condividere, perché, diceva il venerabile Frassinetti: «un cuore che ama ardentemente il Signore, non può accontentarsi di amarlo da sé solo».

In ogni celebrazione liturgica, la preghiera che raccoglie il sentire della Chiesa in quel giorno è l’orazione colletta, con la quale abbiamo pregato prima di ascoltare la Parola di Dio. In essa ci siamo rivolti a Dio Padre che ha concesso a san Manuel la grazia di annunciare nei segni sacramentali del pane e del vino il Mistero Pasquale del suo Figlio Unigenito.

Nella seconda parte, che possiamo chiamare “aitetica”, cioè di petizione, abbiamo chiesto la grazia di essere lievito nel mondo attraverso la partecipazione al Sacrificio Eucaristico, dove mangiamo il Corpo di Cristo e beviamo il suo Sangue.

Ma perché il nostro Santo Vescovo è diventato un annunciatore del Mistero Eucaristico? La risposta la troviamo nel Vangelo appena annunciato: la vocazione dei primi discepoli (cf. Gv 1, 35-42). Andrea trovò il Messia, l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo; ma un tale tesoro, non poteva tenerlo solo per sé, doveva annunciarlo al fratello Simon Pietro: «Abbiamo trovato il Messia – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù» (Gv 1, 41-42).

Come sarà stato lo sguardo accattivante del Signore, secondo le parole dell’evangelista: «fissando lo sguardo su di lui» (Gv 1, 42)? Uno sguardo attraente e penetrante che ha fatto sì che Pietro lasciasse tutto per seguire colui che, da quel momento, era diventato il suo “Tutto”. Quale sarà la chiamata che Gesù ha rivolto a quel giovane sacerdote di Siviglia per la quale egli, innamorato, lasciò tutto e si dedicò, al momento opportuno e non opportuno (cf. 2Tim 4, 2), ad annunciare l’Agnello Immacolato che toglie i peccati del mondo?

Per quelli di voi che già conoscono la vita di san Manuel González García, egli, nato a Siviglia nel 1877, ricevette l’ordinazione sacerdotale dalle mani del beato Marcelo Spínola, detto “l’arcivescovo mendicante”. Nel febbraio 1902 fu inviato in un villaggio, non lontano dalla capitale, chiamato Palomares del Río. Lì si svolse una chiamata simile all’incontro raccontato nel Vangelo.

Manuel ha incontrato a Palomares un tabernacolo abbandonato e trascurato... e, dopo quell’esperienza, è corso ad annunciare: ho trovato il Messia! E, da allora, tutta la sua vita e le sue opere, scritte e vissute (nelle sue figlie e nei suoi figli), sono state e sono: portare Gesù a tutti (cfr Gv 1, 41-42). È in quella “povertà trasfigurata” di Palomares del Río che tutto ha avuto inizio: lì è nata la sua vocazione riparatrice.

Nel 1905 fu chiamato a servire il Signore come Parroco di San Pietro nella città di Huelva e, più tardi, come Arciprete della medesima città. È qui che è cominciata la “vita pubblica” del nostro Santo. Quel tesoro deve essere conosciuto per essere amato, perché non si ama ciò che non si conosce e viceversa. Nel 1907 fondò il “Granito de Arena”, nel 1908 le scuole del Sacro Cuore di Gesù per i bambini poveri, e un lungo eccetera. Tutto perché Gesù sia amato e, nella sua solitudine del Tabernacolo, trovi qualcuno che gli dia conforto (cf. Sal 69, 21).

Nel 1915 fu nominato vescovo ausiliare di Malaga, la mia diocesi natale, e nel 1920 vescovo della stessa. Come pastore della diocesi malacitana, ha adempiuto a quanto abbiamo sentito nella prima lettura: «Ecco, io stesso cercherò le mie pecore e le passerò in rassegna» (Ez 34,11).

San Manuel, a immagine del Buon Pastore, il nostro santo amava le pecore del gregge affidatogli dal Signore, ma soprattutto voleva nutrirle secondo il Cuore di Cristo e andare alla ricerca delle pecore perdute e smarrite per restituirle al gregge di Cristo, fasciando le loro ferite con l’olio della misericordia e rafforzando i deboli con il pane eucaristico. E per questo, la prima cosa fu il Seminario.

Nel maggio 1920 iniziò la costruzione del vivaio in cui si sarebbero formati pastori innamorati di Cristo che, come sant’Andrea, avrebbero portato le anime a Gesù che le aspettava nel Tabernacolo. Nel 1921 nasce un altro importante pilastro della sua opera, l’Istituto delle Missionarie Eucaristiche di Nazareth, le suore che svolgono il loro lavoro pastorale in questa vostra parrocchia; sono loro che mantengono viva, fino ad oggi, la fiamma del carisma di san Manuel.

E nel 1924, a Ronda, la mia città natale, fondò un convento di Carmelitane Scalze con il nome di “Convento del Cuore Eucaristico di Gesù”, in cui fu forgiato il mio amore per don Manuel e, attraverso di lui, per Gesù Sacramentato.

Ma, come nella vita di Cristo, anche nella vita del nostro Santo Vescovo dovevano arrivare i momenti del Getsemani e del Calvario. Nel 1931 il palazzo episcopale di Malaga fu incendiato ed egli dovette fuggire dalla città. Come Cristo, tradito dal suo stesso popolo che amava fino alla fine (cf. Gv 13,1), san Manuel fu costretto ad abbandonare il suo amato gregge e, dopo un periodo di governo della diocesi a distanza, nel 1935, papa Pio XI lo nominò vescovo di Palencia, dove risiederà fino alla sua morte nel 1940: il 4 gennaio.

Se Andrea, il primo chiamato, trasmise il messaggio al fratello Simon Pietro, don Manuel González lo trasmise a molti altri che, leggendo le sue opere, ma soprattutto “leggendo” la sua vita, si lasciarono “trasfigurare” perché Gesù non venisse abbandonato nei Tabernacoli di ogni città.

Molti di loro sono già stati elevati dalla Chiesa agli onori degli altari o stanno per farlo: la sua fedele sorella Maria Antonia che, insieme a lui, avrebbe fondato le Missionarie Eucaristiche di Nazareth e che solo la morte l’ha separata da lui. A Huelva, Manuel Siurot che, rinunciando alla sua brillante carriera di avvocato, si fece insegnante dei bambini poveri.

A Malaga, i beati Enrique Vidaurreta e Juan Duarte, rettore del Seminario e diacono, entrambi martirizzati nella persecuzione religiosa contro la Chiesa in Spagna, nel 1936; anche il beato Tiburcio Arnáiz, sacerdote della Compagnia di Gesù, un’altro grande apostolo del Sacro Cuore. A Siviglia, sant’Angela della Croce, fondatrice delle Sorelle della Compagnia della Croce, crocifissa con Cristo per servire i poveri. A Palencia, san Rafael Arnáiz, monaco trappista dell’Abbazia di Sant’Isidoro de Dueñas, una vita data al silenzio, ma piena di canto nel cuore. E un lungo eccetera di persone che, come lui, hanno amato Gesù Cristo, che è rimasto con noi nel Tabernacolo.

Il nostro Santo, ha consegnato la sua vita al Signore il 4 gennaio 1940 e ha voluto che il suo corpo fosse sepolto accanto al tabernacolo della Cattedrale di Palencia, ordinando che sulla sua lapide fosse posto quanto segue: «Chiedo di essere sepolto accanto a un tabernacolo, affinché le mie ossa, dopo la morte, come la mia lingua e la mia penna in vita, dicano sempre a chi passa: Ecco Gesù! Eccolo! Non lasciatelo abbandonato!»

Grazie, san Manuel! Grazie per averci annunciato nei segni sacramentali la presenza viva e vera di Gesù Cristo. Concedi anche a noi, tuoi figli, che vogliamo seguire Cristo come te e amarlo come tu l’hai amato, di essere lievito nel mondo perché molti scoprano che Gesù li aspetta nei Tabernacoli abbandonati di ogni città. E così possiamo anche noi, imitando il tuo esempio, essere apostoli che annunciano al mondo intero che nel Tabernacolo c’è lui che ci aspetta: Ecco Gesù! Eccolo! Non lasciatelo abbandonato!


Messa nella Solennità di San Manuel González

 

domenica 3 gennaio 2021

Risvegliare in noi l’amore a Gesù Eucaristia

4 gennaio

Festa di San Manuel González, Apostolo dell’Eucaristia

Oggi, celebriamo la festa di San Manuel González, un santo della Chiesa universale che San Giovanni Paolo II ha proposto como «modello di fede eucaristica, il cui esempio continua a parlare alla Chiesa di oggi». È lui il santo che ha forgiato il neologismo «Eucaristizzare», che ha proprio il significato di «avvicinare tutti al Cuore di Cristo nell’Eucaristia, un cuore che palpita per essi, perché vivano la vita che da Lui scaturisce».

Manuel González García nacque a Siviglia il 25 febbraio 1877 e concluse i suoi giorni a Madrid il 4 gennaio 1940. Ora riposa sotto il Tabernacolo della Cattedrale di Palencia. Come sacerdote (ordinato nel 1901) esercitò il suo ministero a Siviglia e a Huelva. Fu Vescovo di Malaga (consacrato nel 1916) e Palencia. Fondò opere sociali in Huelva e costruì un nuovo seminario a Malaga. Nel 1931, a causa dell'incendio della sua residenza, lasciò Malaga e guidò la Diocesi da Gibilterra e Madrid.

Nel 1902, nella parrocchia di Palomares del Río, ricevette la grazia che avrebbe polarizzato tutta la sua vita. Egli stesso racconta:

«Andai direttamente al Tabernacolo. Lì la mia fede vedeva un Gesù silenzioso, tanto paziente,

che mi guardava, che mi diceva molto e mi chiedeva di più.

Uno sguardo nel quale si rifletteva tutta la tristezza del Vangelo: la tristezza di non avere riparo,

il tradimento, la negazione, l'abbandono di tutti».

A seguito di questa esperienza mistica, con lo scopo di dare e cercare una risposta di amore a Cristo Eucaristia, il 4 marzo 1910 a Huelva fondò il primo ramo della Famiglia Eucaristica Riparatrice (formata da laici, consacrati e sacerdoti) e il 3 maggio 1921 fondò a Málaga le Missionarie Eucaristiche di Nazaret. Fondò anche due riviste di azione eucaristica: "EI Granito de Arena" (per gli adulti) e "RIE" (per i bambini), e scrisse libri di preghiera, formazione sacerdotale e catechesi.

«La sua –scrive Nicola Gori nella biografia “Come un chicco di grano” – è stata una vita trascorsa al servizio di Dio e dei fratelli senza risparmiarsi, senza tentennamenti, incurante delle conseguenze e dei pericoli per la sua incolumità pur di annunciare il Vangelo. Lo ha fatto con una caratteristica particolare: risvegliare nei fedeli l’amore a Gesù Eucaristia, quel Cristo che vedeva abbandonato nei tabernacoli delle nostre chiese. E’ questa la sua intuizione carismatica fondamentale; radunare intorno a sé delle anime fedeli che vivessero per dare e cercare compagnia a Gesù nel Santissimo Sacramento, si ricordassero della sua presenza in mezzo a noi, contraccambiassero a tanto amore, lo annunciassero ai “vicini che non conoscono nemmeno le parole Eucaristia, Comunione, Santissimo Sacramento” e imparassero a riconoscerlo abbandonato nella vita di tanti fratelli bisognosi».

Nel giorno della sua festa, San Manuel González interceda per noi, perché lo Spirito Santo effonda in noi il desiderio ardente di eucaristizzare, perché tutta l’umanità accolga la Luce e la Vita che scaturisce dal Cuore Eucaristico di Gesù.

 

San Manuel González


 

sabato 2 gennaio 2021

4 gennaio 2021: Festa di San Manuel González García, vescovo e fondatore

 

Colletta

O Dio, che hai concesso a san Manuel, vescovo,

di annunziare nei segni sacramentali

la morte e resurrezione del tuo Figlio,

concedi al tuo popolo, per il suo esempio,

di essere nel mondo,

per la partecipazione al sacrificio di Cristo,

lievito di santificazione.

Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,

e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,

per tutti i secoli dei secoli.