domenica 16 maggio 2021

Preghiera per l'Anno Giubilare

 Grazie, Signore, perché non cessi mai

di concederci la tua grazia e ci benedici 

con il grande dono di questo Anno Giubilare.

Vogliamo cantare, lodare e ringraziare

la tua presenza viva in mezzo a noi.


In un momento di silenzio apri il tuo cuore 

e ringrazia Dio per tutto quello che fa per te.


Guarda, o Signore, con misericordia,

la nostra fragilità.

Portiamo davanti a Te la nostra povertà.

Concedici luce per poter riconoscere

tutto quello che ci allontana da Te.

Rinnova il nostro cuore che oggi ti chiede perdono.


In un momento di silenzio entra nel tuo cuore

e con umiltà chiedi perdono a Dio.


Mettiamo nelle tue mani e nel tuo cuore

i nostri desideri e le nostre necessità.

Tu, o Signore, sai tutto, Tu sai che ti amiamo

e conosci quello di cui abbiamo bisogno.


In un momento di silenzio presenta con grande

fiducia le tue intenzioni e i tuoi bisogni.


Sorretti dal tuo amore e con la forza

del tuo Pane e della tua Parola vogliamo godere

della tua presenza e annunciare con gioia

quello che abbiamo visto e udito.


“Madre Immacolata,

che io viva credendo

e che io creda vivendo la vita

che ci dona in silenzio

il tuo Gesù nel Tabernacolo”.

San Manuel González



lunedì 10 maggio 2021

Missionarie Eucaristiche di Nazaret: Nate per Eucaristizzare

Il sogno di San Manuel González era che nascesse nella Chiesa un gruppo di consacrate che potesse condividere la missione eucaristizzatrice dell’Opera dei laici, da lui fondata nell’anno 1910: l’Unione Eucaristica Riparatrice.

Questo sogno divenne realtà il 3 maggio 1921, quando un gruppo di Marie del Tabernacolo, appartenente a diverse diocesi spagnole, guidate e accompagnate da San Manuel e dalla sorella Maria Antonia, iniziarono un’esperienza di vita comunitaria che lo fece conoscere al mondo come le “Marie Nazarene”, a imitazione della famiglia di Nazaret.

Il desiderio del fondatore era che le sorelle potessero vivere la radicalità della vita consacrata ma allo stesso tempo si distinguissero per la disponibilità missionaria e l’apertura all’universalità che richiedeva la loro missione, ossia: l’eucaristizzazione del mondo.

Con il passare del tempo quella piccola comunità divenne una Congregazione di Diritto Pontificio; il 30 agosto 1960 venne approvata dalla Santa Sede, e nel 1969 le fu riconosciuto il nome di Missionarie Eucaristiche di Nazaret. Attualmente la Congregazione è presente in nove nazioni: Spagna, Italia, Perù, Messico, Venezuela, Argentina, Ecuador, Portogallo e Cuba.

Per svolgere la propria missione eucaristizzatrice, le Missionarie Eucaristiche di Nazaret, vivono nella piena e totale disponibilità di poter annunciare con gioia, a tutto il mondo, la buona notizia del mistero di fede e amore che è l’Eucaristia. Le case dove dimorano le sorelle prendono il nome di “Nazaret” e si distinguono per la semplicità, la fraternità, la preghiera, il lavoro, la gioia e l’armonia di chi le abita. Le Missionarie Eucaristiche di Nazaret vivono con spirito di gratitudine e donazione totale una vita nascosta, sull’esempio di Maria Madre Immacolata.

Arrivo a Roma

Le prime Missionarie Eucaristiche di Nazaret arrivarono a Roma il 10 maggio 1958; nel corso degli anni hanno vissuto in diverse case: via Nomentana 19, via Salaria 222, via della Buffalotta 550 e via Zucchelli 11 (sede della rettoria della Chiesa San Giuseppe a Capo le Case). Nella cappella della seconda casa, quella di via Salaria, Madre Maria Antonia González García, cofondatrice e sorella di San Manuel González, nell’anno 1960 emise i propri voti religiosi, dopo l’approvazione pontificia della Congregazione.

La sede attuale della comunità delle Missionarie Eucaristiche di Nazaret si trova nel quartiere romano di Montespaccato, dove le sorelle abitano dal 3 dicembre 2018.


lunedì 3 maggio 2021

I primi 100 anni delle Missionarie Eucaristiche di Nazaret

Le Missionarie Eucaristiche di Nazareth sono nate nella Chiesa come un germoglio della presenza dello Spirito in essa. Ognuna di noi è stata aggraziata con il dono della vocazione, per partecipare al carisma che ha ricevuto il nostro Fondatore, San Manuel González. La sua fede, illuminata dallo sguardo penetrante di Gesù, gli fa percepire l'abbandono dell'Eucaristia e le ripercussioni che ha sulla vita delle persone. L'abbandono dell'Eucaristia ha come conseguenza - diceva - "anime e società private di fiumi e mari di beni" (L'abbandono dei tabernacoli accompagnati, in O.CC. I, n. 149). A partire da questa esperienza - come molti lettori di questa rivista già sanno – San Manuel dedicò tutta la sua vita a riparare questo abbandono eucaristizzando. Mosse dall'anelito di ravvivare il dono ricevuto (cfr. 1 Tim 1,6), e in armonia con l'ispirazione del nostro Fondatore, abbiamo scelto per la celebrazione del giubileo della nostra fondazione il motto: Nate per Eucaristizzare.

Eucaristizzare il mondo è lo scopo della Congregazione: annunciare agli uomini di tutti i tempi e luoghi la Vita che sgorga dal Cuore di Cristo nell'Eucaristia (cfr. Gv 10,10). Un Cuore che ci ha amato "fino alla fine" nell'Ultima Cena, sulla Croce, nella Risurrezione. Un Cuore che, oggi, possiamo continuare ad accogliere e ricevere in ogni Messa, in ogni Comunione, in ogni Tabernacolo, perché lì si attualizza il dono della salvezza. Eucaristizzare è essere testimoni "di quell'incommensurabile dono di sé: nell'Eucaristia Gesù non dà 'qualcosa' ma se stesso" (Sacramentum caritatis, 1) e la comunione con Lui ci porta a scoprire che siamo per donarci agli altri.

La nostra missione, nella storia di oggi, continua ad essere necessaria, come lo è stata nel corso degli anni, poiché l'Eucaristia è un dono offerto per la vita del mondo. Nemmeno nell'Ultima Cena Gesù limita il suo sguardo al piccolo gruppo che lo accompagna, ma quando dice ai suoi discepoli: "Fate questo in memoria di me" (Lc 22,19), ha nella sua mente e nel suo cuore molte altre persone che lungo i secoli avrebbero accettato l'invito a sedersi alla Mensa eucaristica e a fare comunione del Corpo del Signore. Altri, invece, l'avrebbero rifiutata o sarebbero stati insensibili e indifferenti a questa chiamata, in una parola, l'avrebbero abbandonata.

Di fronte a questo, siamo chiamate a dare una risposta di amore riparatore coinvolgendoci nelle condizioni critiche di mancanza d'amore e di abbandono che ci sono contemporanee. Da queste situazioni che ci colpiscono e ci provocano, nascono le nostre criticità, le nostre sfide, che alla fine sono gli inviti che il Signore ci fa per essere ciò per cui siamo stati chiamate e convocate. Per questo è necessario avere occhi nuovi per vedere bene la realtà e discernerla correttamente e, soprattutto, la forza e la sapienza dello Spirito, l'unico capace di far risorgere il nuovo che deve nascere. Tra le sfide che noi Missionarie Eucaristiche di Nazareth abbiamo davanti a noi mentre celebriamo il Centenario della nostra fondazione, ne indicherei una in particolare, da cui scaturiscono altre e che, soprattutto, ci orienta verso uno stile di vita e di missione, per essere significativi oggi nella Chiesa e nel mondo, e cioè: un profondo anelito alla santità. Il più grande bene che possiamo fare per il nostro mondo è rispondere alla chiamata alla santità: essere ciò per cui siamo state scelte. Perché voglio sottolineare questa sfida? Come risposta a questa domanda riporto alcune parole di Papa Benedetto XVI: "I santi, nelle vicissitudini della storia, sono stati i veri riformatori che hanno così spesso sollevato l'umanità dalle valli oscure in cui è sempre in pericolo di cadere. [...] Solo dai santi, solo da Dio viene la vera rivoluzione, il cambiamento decisivo nel mondo" (Discorso 20/8/2005).

Abbiamo bisogno di questa santità di vita per essere significativamente profetiche, per saper scoprire il passaggio del Signore, per annunciare che Dio si è fatto uomo, che è presente in questo crocevia della vita, che rimane tra noi nel Sacramento dell'Amore e che ci promette la vita oltre la morte. Abbiamo bisogno di questa santità di vita per avere un orizzonte di speranza, la speranza teologale che illumina tutte le realtà e tutte le relazioni; abbiamo bisogno di riscoprire la speranza, soprattutto nei momenti delicati e difficili che stiamo vivendo, con la certezza - come ci ricorda Sant'Agostino - che "la nostra vita, ora, è speranza, dopo sarà eternità" (Commento ai Salmi, 102, 4,17). E abbiamo bisogno di questa santità di vita per continuare ad essere i riparatori dell'abbandono di Gesù - come sottolinea San Manuel nel suo libro La mia comunione di Maria - "rappresentato dai malati, dai bambini, dagli ignoranti o dai bisognosi di qualsiasi tipo" (OO.CC. I, n. 1.170).

La vita di una Missionaria Eucaristica di Nazareth è chiamata ad essere simile alla vita nuova di Gesù Risorto e al suo progetto di amore e libertà per tutti. Perché questo accada dobbiamo diventare autenticamente eucaristiche, credenti e grate; come il chicco di grano, saper morire perché possa rinascere la Vita: Cristo Eucaristia, in mezzo a una società minacciata da segni di morte e da vuoto esistenziale.

San Manuel González ha anche una parola da dirci per il momento presente e per questo Centenario. È vero che non sappiamo cosa succederà in futuro, ma possiamo saperlo ora se siamo disposti a vivere la nostra vita in fedeltà alla vocazione che abbiamo ricevuto. Lui, con quella capacità di guardare oltre, disse alle suore in una delle sue lettere del 1938: "Davanti a una Maria Nazarena fedele in ogni momento, e ogni giorno, vedo un orizzonte così ampio e così chiaro" (n. 6.895). Questo messaggio è molto in linea con gli ultimi orientamenti che la Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica ci ha offerto nel documento: Il dono della fedeltà. La gioia della perseveranza. La nostra fedeltà nasce dallo sperimentare che Dio è fedele (n. 24), ed è inscritta nell'identità profonda della vocazione delle persone consacrate (n. 1), una fedeltà che porta alla gioia. Quando questi due atteggiamenti si incontrano: il Dio che dà e la persona che accoglie, si produce il gaudio e la gioia della perseveranza (n. 42). Nel contesto di questo Giubileo che noi Missionarie Eucaristiche di Nazareth stiamo commemorando, ci sentiamo eredi di questo motto del nostro Fondatore: "Siate fedeli e vedrete" (Lettere, in O.O.CC. IV, n. 6453). Questo messaggio di San Manuel sia un impulso a vivere nella gratuità il dono della fedeltà e nell'umiltà la gioia della perseveranza, e sia anche un richiamo per tante sorelle che in questi 100 anni hanno dato forma alla storia della Congregazione.

Maria, che ha saputo scoprire la novità che Gesù ha portato, accompagni il cammino della nostra Congregazione con la fiducia e la disponibilità come fece Lei.

Madre Maria Teresa Castelló Torres, m.e.n.

Superiora Generale


sabato 20 marzo 2021

V Domenica di Quaresima - Anno B

 


Vangelo  (Gv 12,20-33)

Se il chicco di grano caduto in terra muore, produce molto frutto.

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsaida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù».

Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose loro: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome».

Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!».

La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire.

  

Colletta

Vieni in nostro aiuto, Padre misericordioso, perché possiamo vivere e agire sempre in quella carità, che spinse il tuo Figlio a dare la vita per noi. Egli è Dio...


Sulle Offerte

Esaudisci, Signore, le, nostre preghiere: tu che ci hai illuminati con gli insegnamenti della fede, trasformaci con la potenza di questo sacrificio. Per Cristo nostro Signore.


Antifona alla Comunione  (Gv 12,24-25)

«Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto».


Dopo la Comunione

Dio onnipotente, concedi a noi tuoi fedeli di essere sempre inseriti come membra vive nel Cristo, poiché abbiamo comunicato al suo corpo e al suo sangue. Per Cristo nostro Signore.




venerdì 19 marzo 2021

19 marzo: Solennità di San Giuseppe

   "Essere padri significa introdurre il figlio all’esperienza della vita, alla realtà. Non trattenerlo, non imprigionarlo, non possederlo, ma renderlo capace di scelte, di libertà, di partenze. Forse per questo, accanto all’appellativo di padre, a Giuseppe la tradizione ha messo anche quello di “castissimo”. Non è un’indicazione meramente affettiva, ma la sintesi di un atteggiamento che esprime il contrario del possesso. La castità è la libertà dal possesso in tutti gli ambiti della vita. Solo quando un amore è casto, è veramente amore. L’amore che vuole possedere, alla fine diventa sempre pericoloso, imprigiona, soffoca, rende infelici. Dio stesso ha amato l’uomo con amore casto, lasciandolo libero anche di sbagliare e di mettersi contro di Lui. La logica dell’amore è sempre una logica di libertà, e Giuseppe ha saputo amare in maniera straordinariamente libera. Non ha mai messo sé stesso al centro. Ha saputo decentrarsi, mettere al centro della sua vita Maria e Gesù.

   La felicità di Giuseppe non è nella logica del sacrificio di sé, ma del dono di sé. Non si percepisce mai in quest’uomo frustrazione, ma solo fiducia. Il suo persistente silenzio non contempla lamentele ma sempre gesti concreti di fiducia. Il mondo ha bisogno di padri, rifiuta i padroni, rifiuta cioè chi vuole usare il possesso dell’altro per riempire il proprio vuoto; rifiuta coloro che confondono autorità con autoritarismo, servizio con servilismo, confronto con oppressione, carità con assistenzialismo, forza con distruzione. Ogni vera vocazione nasce dal dono di sé, che è la maturazione del semplice sacrificio. Anche nel sacerdozio e nella vita consacrata viene chiesto questo tipo di maturità. Lì dove una vocazione, matrimoniale, celibataria o verginale, non giunge alla maturazione del dono di sé fermandosi solo alla logica del sacrificio, allora invece di farsi segno della bellezza e della gioia dell’amore rischia di esprimere infelicità, tristezza e frustrazione.

   La paternità che rinuncia alla tentazione di vivere la vita dei figli spalanca sempre spazi all’inedito. Ogni figlio porta sempre con sé un mistero, un inedito che può essere rivelato solo con l’aiuto di un padre che rispetta la sua libertà. Un padre consapevole di completare la propria azione educativa e di vivere pienamente la paternità solo quando si è reso “inutile”, quando vede che il figlio diventa autonomo e cammina da solo sui sentieri della vita, quando si pone nella situazione di Giuseppe, il quale ha sempre saputo che quel Bambino non era suo, ma era stato semplicemente affidato alle sue cure. In fondo, è ciò che lascia intendere Gesù quando dice: «Non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste» (Mt 23,9).

   Tutte le volte che ci troviamo nella condizione di esercitare la paternità, dobbiamo sempre ricordare che non è mai esercizio di possesso, ma “segno” che rinvia a una paternità più alta. In un certo senso, siamo tutti sempre nella condizione di Giuseppe: ombra dell’unico Padre celeste, che «fa sorgere il sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti» (Mt 5,45); e ombra che segue il Figlio."

(Papa Francesco, Patris corde)

domenica 14 marzo 2021

IV Domenica di Quaresima - Anno B

 


Vangelo  (Gv 3,14-21)

Dio ha mandato il Figlio perché il mondo si salvi per mezzo di lui.

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse a Nicodemo:

«Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.

Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.

E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

 

Sulle Offerte

Ti offriamo con gioia, Signore, questi doni per il sacrificio: aiutaci a celebrarlo con fede sincera e a offrirlo degnamente per la salvezza del mondo. Per Cristo nostro Signore.


Antifona alla Comunione  (Gv 3,19-21)

«La luce è venuta nel mondo. Chi opera la verità viene alla luce».


Dopo la Comunione

O Dio, che illumini ogni uomo che viene in questo mondo, fa' risplendere su di noi la luce del tuo volto, perché i nostri pensieri siano sempre conformi alla tua sapienza e possiamo amarti con cuore sincero. Per Cristo nostro Signore.


domenica 7 marzo 2021

III Domenica di Quaresima - Anno B


Vangelo  (Gv 2,13-25)

Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere.

Dal vangelo secondo Giovanni

Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà».

Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo.

Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.

Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome. Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull’uomo. Egli infatti conosceva quello che c’è nell’uomo.


Colletta

Dio misericordioso, fonte di ogni bene, tu ci hai proposto a rimedio del peccato il digiuno, la preghiera e le opere di carità fraterna; guarda a noi che riconosciamo la nostra miseria e, poiché ci opprime il peso delle nostre colpe, ci sollevi la tua misericordia. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.


Sulle Offerte

Per questo sacrificio di riconciliazione perdona, o Padre, i nostri debiti e donaci la forza di perdonare ai nostri fratelli. Per Cristo nostro Signore.


Antifona alla Comunione  (Gv 2,23)

Molti, vedendo segni che Gesù faceva, credettero in lui.


Dopo la Comunione

O Dio, che ci nutri in questa vita con il pane del cielo, pegno della tua gloria, fa' che manifestiamo nelle nostre opere la realtà presente nel sacramento che celebriamo. Per Cristo nostro Signore.



 

giovedì 4 marzo 2021

111º Anniversario della Fondazione della F.E.R.

 1910 - 4 marzo - 2021

Anniversario della Fondazione della Famiglia Eucaristica Riparatrice

Inviati a portare a tutti il Vangelo dell’Eucaristia

Siamo nel lontano 1910, un giorno come oggi, 4 marzo, nella parrocchia di San Pietro (Huelva, Spagna) risuonano queste parole da un giovane prete che, nella sua realtà, aveva costatato che Cristo, il grande bene spirituale della Chiesa, non era conosciuto né accolto tra i suoi fedeli. E diceva:

«Permettetemi, io che invoco molte volte la sollecitudine della vostra carità a favore dei bambini poveri e di tutti i poveri abbandonati, di invocare oggi in primo luogo la vostra attenzione e la vostra cooperazione poi, a favore del più abbandonato di tutti i poveri: il Santissimo Sacramento».

Questo giovane prete, don Manuel González, equipara l’Eucaristia a un povero, anzi, al più povero tra i poveri. Il motivo è quell’abbandono nel tabernacolo, a quell’essere sconosciuto alla maggioranza della gente, a quell’indifferenza diffusa che rende Gesù il solitario per eccellenza.

È Dio in mezzo a noi, e rimane ancora uno sconosciuto, abbandonato, dimenticato. E  questo male, questa situazione ingiusta, deve essere rimediata... Per compiere questa missione nacque nella Chiesa “L’Opera delle Tre Marie”, la cui missione è eucaristizzare: avvicinare tutti all’Eucaristia e metterli dentro del Cuore di Gesù che palpita per essi, perché vivano la vita che da Lui scaturisce.

E sono inviate: «a portare prontamente al popolo questo Vangelo dell’Eucaristia... Predicandogli il Vangelo vivo dell’Eucaristia...».

Tutto questo accade in un concreto contesto storico, una nuova fondazione per stimolare e scuotere dal torpore le anime e richiamarle all’attenzione verso l’Eucaristia.

E oggi siamo noi gli eredi di questa chiamata, una chiamata a eucaristizzare.


domenica 28 febbraio 2021

II Domenica di Quaresima - Anno B

 


Vangelo  (Mc 9,2-10)

Questi è il Figlio mio, l'amato.

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli.

Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro.

Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.


Colletta

O Padre, che ci chiami ad ascoltare il tuo amato Figlio, nutri la nostra fede con la tua parola e purifica gli occhi del nostro spirito perché possiamo godere la visione della tua gloria. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio...


Sulle Offerte

Questa offerta, Signore misericordioso, ci ottenga il perdono dei nostri peccati e ci santifichi nel corpo e nello spirito, perché possiamo celebrare degnamente le feste pasquali. Per Cristo nostro Signore.


Antifona alla Comunione  (Mt 17,5)

«Questo è il mio Figlio prediletto nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo».


Dopo la Comunione

Per la partecipazione ai tuoi gloriosi misteri ti rendiamo fervide grazie, Signore, perché a noi ancora pellegrini sulla terra fai pregustare i beni del cielo. Per Cristo nostro Signore.


domenica 21 febbraio 2021

I Domenica de Quaresima - Anno B


Vangelo  (Mc 1,12-15)

Gesù, tentato da satana, è servito dagli angeli.

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano.

Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».  

 

Colletta

O Dio, nostro Padre, con la celebrazione di questa Quaresima, segno sacramentale della nostra conversione, concedi a noi tuoi fedeli di crescere nella conoscenza del mistero di Cristo e di testimoniarlo con una degna condotta di vita. Per il nostro Signore...


Sulle Offerte

Si rinnovi, Signore, la nostra vita e col tuo aiuto si ispiri, sempre più al sacrificio, che santifica l'inizio della Quaresima, tempo favorevole per la nostra salvezza. Per Cristo nostro Signore.


Antifona alla Comunione   (Mc 1,15)

«Il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo».


Dopo la Comunione

Il pane del cielo che ci hai dato, o Padre, alimenti in noi la fede, accresca la speranza, rafforzi la carità, e ci insegni ad avere fame di Cristo, pane vivo e vero, e a nutrirci di ogni parola che esce dalla tua bocca. Per Cristo nostro Signore.


martedì 16 febbraio 2021

Buon cammino quaresimale!


 Quaresima: tempo de grazia! Buon cammino!

Mercoledì delle ceneri

Vangelo   Mt 6,1-6.16-18
Il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.

Dal vangelo secondo Matteo:
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli.
Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando pregate, non siate simili agli ipocriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipocriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà».  

Colletta

O Dio, nostro Padre, concedi, al popolo cristiano di iniziare con questo digiuno un cammino di vera conversione, per affrontare vittoriosamente con le armi della penitenza il combattimento contro lo spirito del male. Per il nostro Signore.

Sulle Offerte

Accogli, Signore, questo sacrificio, col quale iniziamo solennemente la Quaresima, e fa' che mediante le opere di carità e penitenza vinciamo i nostri vizi e liberi dal peccato possiamo celebrare la Pasqua del tuo Figlio. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.

Antifona alla Comunione     Sal 1,2-3

Chi medita giorno e notte sulla legge del Signore
al tempo opportuno porterà il suo frutto.

Dopo la Comunione

Questo sacramento che abbiamo ricevuto, o Padre, ci sostenga nel cammino quaresimale, santifichi il nostro digiuno e lo renda efficace per la guarigione del nostro spirito. Per Cristo nostro Signore.

giovedì 11 febbraio 2021

Preghiera per le vocazioni

Signore Gesù,

eternamente giovane e sempre vivo, 

insegnaci a entrare nel cuore dei giovani, a piedi scalzi,

con passo lento e rispettoso. 

 

Rendici capaci di accompagnarli nell’ascolto

della chiamata di Dio, così come ha fatto Samuele. 

Fa’, o Signore, che le nostre comunità

siano fraterne e accoglienti come una madre, 

che accoglie la vita così com’è.


Che i giovani d’oggi,

anche se si sentono piccoli, 

possano scoprirsi grandi nel coraggio,

di accettare la sfida di seguirti nella tua missione.

Che sperimentando la propria fragilità

abbiano l’umiltà e la fiducia necessarie 

a tornare nelle braccia amorevoli del Padre, che li ama.


Che scoprano in Te

un Fratello che vive e salva.

Che si lascino guidare dal tuo Spirito fedele 

che accompagna e dà vita al mondo.

Che la loro gioventù non sia solo 

una preziosa preparazione per il futuro,

ma un impegno nel qui e ora 

come una benedizione di Dio.


Madre della Chiesa,

risplendi nel cuore dei giovani, 

specialmente in quelli che desiderano seguire Cristo

con entusiasmo e docilità.

Che possano trovare in Te

la fortezza che sostiene e accompagna ogni loro momento,

che avvolge e abbraccia la loro realtà giovanile.


Fa’, o Signore, che Nazaret, sia focolare, 

casa e scuola per tutte le giovani

che desiderano vivere il carisma eucaristico riparatore. Amen.



martedì 2 febbraio 2021

Una chiamata speciale...


   Era il 2 febbraio 1902... San Manuel González davanti al tabernacolo della parrocchia di Palomares del Río (Siviglia), riceve una chiamata speciale: "eucaristica e missionaria".

   Lui stesso ci racconta: "Sono andato diritto al tabernacolo... e che tabernacolo, Dio mio! Che sforzi dovettero fare la mia fede, il mio coraggio per non fuggire verso la mia casa! Ma, non fuggii. Lì in ginocchio... di fronte a quel mucchio di stracci e sporcizia, la mia fede vedeva attraverso quella porticina tarlata un Gesù così silenzioso, così paziente, così buono, che mi guardava. Sì, sembrava che dopo aver percorso con il suo sguardo quel deserto d'anime, fissava il suo sguardo, triste e supplichevole, che mi diceva tanto e mi chiedeva di più. Uno sguardo in cui si riflettevano una grande voglia di amare e un'angoscia infinita anche per non trovare chi voleva essere amato. Uno sguardo dove si rifletteva tutta la tristezza del Vangelo: la tristezza di quel 'non c'era posto per loro a Betlemme', la tristezza delle sue parole: 'Anche voi volete lasciarmi?', la tristezza del tradimento di Giuda, del rinnegamento di Pietro, dello schiaffo del soldato, dell'abbandono di tutti... Uno sguardo che mi è penetrato nell'anima e che non ho dimenticato mai..." (San Manuel González, Aunque todos... yo no)

 

martedì 19 gennaio 2021

Cos'è il tabernacolo, e perché visitarlo dà tanta pace?

Una risposta efficace alla domanda relativa a cosa fare nei momenti difficili che stiamo vivendo nel mondo

Mi appassiona parlare e scrivere della presenza reale e vera di Gesù VIVO nel tabernacolo. Alcuni si chiedono cosa sia il tabernacolo e perché ne parlo tanto – o meglio, chi vi abita.

Il tabernacolo è il punto della chiesa destinato a conservare l’Eucaristia. È come una casetta con la chiave e una piccola luce rossa a fianco che indica che lì c’è Gesù.

Il sacerdote custodisce nel tabernacolo le ostie consacrate che non sono state consumate durante la Messa. I cattolici possono e devono avvicinarsi ai tabernacoli sapendo che in essi abita il prigioniero dell’amore, l’amico degli amici, il Re dei Re: Gesù Sacramentato.

Un’elemosina di affetto

Mi hanno sempre colpito le parole di un vescovo che era solito chiedere in elemosina non denaro, né abiti per i poveri o cibo. Chiedeva gesti d’amore per Gesù nei tabernacoli abbandonati.

“Permettete che, io che invoco spesso la sollecitudine della vostra carità a favore dei bambini poveri e di tutti i poveri abbandonati, invochi oggi la vostra attenzione e la vostra cooperazione a favore del più abbandonato di tutti i poveri: il Santissimo Sacramento. Vi chiedo un’elemosina d’affetto per Gesù Sacramentato…” (San Manuel González).

Per favore, non lasciate solo Gesù, andate a trovarlo. È un prigioniero d’Amore, in attesa del nostro affetto e della nostra compagnia.

Recuperate forze e speranza

Credo di averlo già commentato in qualche occasione. Spesso mi scrivono lettori di Aleteia e persone che hanno letto i miei libri.

Mi chiedono cosa fare per recuperare le forze e la speranza, per vivere felici, con la pace interiore (quanto è preziosa la pace, ce ne accorgiamo quando la perdiamo…).

Spesso non ho la risposta alle loro inquietudini, ma so chi ce l’ha. Per questo, raccomando a tutti la stessa cosa, continuamente: “Vai davanti al tabernacolo e racconta tutto a Gesù”.

Un amico che vive in Canada mi ha chiesto cosa fare di fronte al momento difficile che vive il mondo. Gli ho raccomandato quello che dico a tutti: “Vai davanti al tabernacolo e parla con Gesù. RaccontaGli tutto”.

Oggi mi ha mandato questa nota. Vi riporto le sue parole, perché sono davvero edificanti e possono esservi di aiuto:

“Claudio, martedì ho seguito il tuo consiglio e sono andato a far visita a Gesù Sacramentato. Sono rimasto un po’ più di un’ora, semplicemente parlandoGli. Quando sono uscito il mondo era lo stesso, i miei problemi e le mie preoccupazioni erano sempre lì, ma… ho provato una pace indescrivibile. Sono tornato a casa estremamente felice di averlo fatto”.

Claudio De Castro


Post originale:

https://it.aleteia.org/2021/01/18/cose-il-tabernacolo-e-perche-visitarlo-da-tanta-pace/


Grazie infinite Claudio De Castro e amici di Aleteia!!!


lunedì 4 gennaio 2021

Omelia nella solennità di San Manuel González, Roma 4 gennaio 2021

Pubblichiamo l'Omelia nella Celebrazione della Solennità di San Manuel González presieduta da D. Salvador Aguilera López, nella Parrocchia Santa Maria Ianua Coeli, Roma 4 gennaio 2021. 

Attorno all’altare di questa parrocchia di «Santa Maria Ianua Coeli», ci siamo riuniti, cari fratelli e sorelle, per ringraziare Dio per san Manuel González, il “Vescovo dei Tabernacoli abbandonati”. Ringrazio di cuore la comunità parrocchiale, nella persona del suo parroco, il padre Dominic, e ai Figli di Santa Maria Immacolata. E allo stesso modo, la mia gratitudine va alle figlie di san Manuel, le Missionarie Eucaristiche di Nazareth, delle quale si è servito il Signore perché oggi io possa presiedere questa Celebrazione Eucaristica.

In questo tempo, segnato dalla solitudine e dalla sofferenza, i nostri occhi devono essere rivolti al Signore. Papa Francesco ci indica il modo di vivere questa pandemia: «dobbiamo tenere ben fermo il nostro sguardo su Gesù e con questa fede abbracciare la speranza del Regno di Dio che Gesù stesso ci porta» (Udienza generale, 5 agosto 2020).

Tuttavia, in quest’anno che abbiamo appena iniziato, commemoriamo alcuni anniversari che ci aiuteranno ad addolcire questo periodo difficile: il 3 maggio, avremo il centenario della fondazione delle figlie di san Manuel; il 25 marzo, sarà l’80° anniversario della fondazione di questa parrocchia (1941), in cui il Signore ha riversato tante grazie. E il 18 gennaio del prossimo anno 2022 (1962), il 60° anniversario della presenza dei figli del venerabile Giuseppe Frassinetti in questa parrocchia.

In entrambi i fondatori, cari fratelli e sorelle, c’era qualcosa in comune: un amore ardente e amorevole per Cristo Signore, un amore che non potevano non condividere, perché, diceva il venerabile Frassinetti: «un cuore che ama ardentemente il Signore, non può accontentarsi di amarlo da sé solo».

In ogni celebrazione liturgica, la preghiera che raccoglie il sentire della Chiesa in quel giorno è l’orazione colletta, con la quale abbiamo pregato prima di ascoltare la Parola di Dio. In essa ci siamo rivolti a Dio Padre che ha concesso a san Manuel la grazia di annunciare nei segni sacramentali del pane e del vino il Mistero Pasquale del suo Figlio Unigenito.

Nella seconda parte, che possiamo chiamare “aitetica”, cioè di petizione, abbiamo chiesto la grazia di essere lievito nel mondo attraverso la partecipazione al Sacrificio Eucaristico, dove mangiamo il Corpo di Cristo e beviamo il suo Sangue.

Ma perché il nostro Santo Vescovo è diventato un annunciatore del Mistero Eucaristico? La risposta la troviamo nel Vangelo appena annunciato: la vocazione dei primi discepoli (cf. Gv 1, 35-42). Andrea trovò il Messia, l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo; ma un tale tesoro, non poteva tenerlo solo per sé, doveva annunciarlo al fratello Simon Pietro: «Abbiamo trovato il Messia – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù» (Gv 1, 41-42).

Come sarà stato lo sguardo accattivante del Signore, secondo le parole dell’evangelista: «fissando lo sguardo su di lui» (Gv 1, 42)? Uno sguardo attraente e penetrante che ha fatto sì che Pietro lasciasse tutto per seguire colui che, da quel momento, era diventato il suo “Tutto”. Quale sarà la chiamata che Gesù ha rivolto a quel giovane sacerdote di Siviglia per la quale egli, innamorato, lasciò tutto e si dedicò, al momento opportuno e non opportuno (cf. 2Tim 4, 2), ad annunciare l’Agnello Immacolato che toglie i peccati del mondo?

Per quelli di voi che già conoscono la vita di san Manuel González García, egli, nato a Siviglia nel 1877, ricevette l’ordinazione sacerdotale dalle mani del beato Marcelo Spínola, detto “l’arcivescovo mendicante”. Nel febbraio 1902 fu inviato in un villaggio, non lontano dalla capitale, chiamato Palomares del Río. Lì si svolse una chiamata simile all’incontro raccontato nel Vangelo.

Manuel ha incontrato a Palomares un tabernacolo abbandonato e trascurato... e, dopo quell’esperienza, è corso ad annunciare: ho trovato il Messia! E, da allora, tutta la sua vita e le sue opere, scritte e vissute (nelle sue figlie e nei suoi figli), sono state e sono: portare Gesù a tutti (cfr Gv 1, 41-42). È in quella “povertà trasfigurata” di Palomares del Río che tutto ha avuto inizio: lì è nata la sua vocazione riparatrice.

Nel 1905 fu chiamato a servire il Signore come Parroco di San Pietro nella città di Huelva e, più tardi, come Arciprete della medesima città. È qui che è cominciata la “vita pubblica” del nostro Santo. Quel tesoro deve essere conosciuto per essere amato, perché non si ama ciò che non si conosce e viceversa. Nel 1907 fondò il “Granito de Arena”, nel 1908 le scuole del Sacro Cuore di Gesù per i bambini poveri, e un lungo eccetera. Tutto perché Gesù sia amato e, nella sua solitudine del Tabernacolo, trovi qualcuno che gli dia conforto (cf. Sal 69, 21).

Nel 1915 fu nominato vescovo ausiliare di Malaga, la mia diocesi natale, e nel 1920 vescovo della stessa. Come pastore della diocesi malacitana, ha adempiuto a quanto abbiamo sentito nella prima lettura: «Ecco, io stesso cercherò le mie pecore e le passerò in rassegna» (Ez 34,11).

San Manuel, a immagine del Buon Pastore, il nostro santo amava le pecore del gregge affidatogli dal Signore, ma soprattutto voleva nutrirle secondo il Cuore di Cristo e andare alla ricerca delle pecore perdute e smarrite per restituirle al gregge di Cristo, fasciando le loro ferite con l’olio della misericordia e rafforzando i deboli con il pane eucaristico. E per questo, la prima cosa fu il Seminario.

Nel maggio 1920 iniziò la costruzione del vivaio in cui si sarebbero formati pastori innamorati di Cristo che, come sant’Andrea, avrebbero portato le anime a Gesù che le aspettava nel Tabernacolo. Nel 1921 nasce un altro importante pilastro della sua opera, l’Istituto delle Missionarie Eucaristiche di Nazareth, le suore che svolgono il loro lavoro pastorale in questa vostra parrocchia; sono loro che mantengono viva, fino ad oggi, la fiamma del carisma di san Manuel.

E nel 1924, a Ronda, la mia città natale, fondò un convento di Carmelitane Scalze con il nome di “Convento del Cuore Eucaristico di Gesù”, in cui fu forgiato il mio amore per don Manuel e, attraverso di lui, per Gesù Sacramentato.

Ma, come nella vita di Cristo, anche nella vita del nostro Santo Vescovo dovevano arrivare i momenti del Getsemani e del Calvario. Nel 1931 il palazzo episcopale di Malaga fu incendiato ed egli dovette fuggire dalla città. Come Cristo, tradito dal suo stesso popolo che amava fino alla fine (cf. Gv 13,1), san Manuel fu costretto ad abbandonare il suo amato gregge e, dopo un periodo di governo della diocesi a distanza, nel 1935, papa Pio XI lo nominò vescovo di Palencia, dove risiederà fino alla sua morte nel 1940: il 4 gennaio.

Se Andrea, il primo chiamato, trasmise il messaggio al fratello Simon Pietro, don Manuel González lo trasmise a molti altri che, leggendo le sue opere, ma soprattutto “leggendo” la sua vita, si lasciarono “trasfigurare” perché Gesù non venisse abbandonato nei Tabernacoli di ogni città.

Molti di loro sono già stati elevati dalla Chiesa agli onori degli altari o stanno per farlo: la sua fedele sorella Maria Antonia che, insieme a lui, avrebbe fondato le Missionarie Eucaristiche di Nazareth e che solo la morte l’ha separata da lui. A Huelva, Manuel Siurot che, rinunciando alla sua brillante carriera di avvocato, si fece insegnante dei bambini poveri.

A Malaga, i beati Enrique Vidaurreta e Juan Duarte, rettore del Seminario e diacono, entrambi martirizzati nella persecuzione religiosa contro la Chiesa in Spagna, nel 1936; anche il beato Tiburcio Arnáiz, sacerdote della Compagnia di Gesù, un’altro grande apostolo del Sacro Cuore. A Siviglia, sant’Angela della Croce, fondatrice delle Sorelle della Compagnia della Croce, crocifissa con Cristo per servire i poveri. A Palencia, san Rafael Arnáiz, monaco trappista dell’Abbazia di Sant’Isidoro de Dueñas, una vita data al silenzio, ma piena di canto nel cuore. E un lungo eccetera di persone che, come lui, hanno amato Gesù Cristo, che è rimasto con noi nel Tabernacolo.

Il nostro Santo, ha consegnato la sua vita al Signore il 4 gennaio 1940 e ha voluto che il suo corpo fosse sepolto accanto al tabernacolo della Cattedrale di Palencia, ordinando che sulla sua lapide fosse posto quanto segue: «Chiedo di essere sepolto accanto a un tabernacolo, affinché le mie ossa, dopo la morte, come la mia lingua e la mia penna in vita, dicano sempre a chi passa: Ecco Gesù! Eccolo! Non lasciatelo abbandonato!»

Grazie, san Manuel! Grazie per averci annunciato nei segni sacramentali la presenza viva e vera di Gesù Cristo. Concedi anche a noi, tuoi figli, che vogliamo seguire Cristo come te e amarlo come tu l’hai amato, di essere lievito nel mondo perché molti scoprano che Gesù li aspetta nei Tabernacoli abbandonati di ogni città. E così possiamo anche noi, imitando il tuo esempio, essere apostoli che annunciano al mondo intero che nel Tabernacolo c’è lui che ci aspetta: Ecco Gesù! Eccolo! Non lasciatelo abbandonato!


Messa nella Solennità di San Manuel González

 

domenica 3 gennaio 2021

Risvegliare in noi l’amore a Gesù Eucaristia

4 gennaio

Festa di San Manuel González, Apostolo dell’Eucaristia

Oggi, celebriamo la festa di San Manuel González, un santo della Chiesa universale che San Giovanni Paolo II ha proposto como «modello di fede eucaristica, il cui esempio continua a parlare alla Chiesa di oggi». È lui il santo che ha forgiato il neologismo «Eucaristizzare», che ha proprio il significato di «avvicinare tutti al Cuore di Cristo nell’Eucaristia, un cuore che palpita per essi, perché vivano la vita che da Lui scaturisce».

Manuel González García nacque a Siviglia il 25 febbraio 1877 e concluse i suoi giorni a Madrid il 4 gennaio 1940. Ora riposa sotto il Tabernacolo della Cattedrale di Palencia. Come sacerdote (ordinato nel 1901) esercitò il suo ministero a Siviglia e a Huelva. Fu Vescovo di Malaga (consacrato nel 1916) e Palencia. Fondò opere sociali in Huelva e costruì un nuovo seminario a Malaga. Nel 1931, a causa dell'incendio della sua residenza, lasciò Malaga e guidò la Diocesi da Gibilterra e Madrid.

Nel 1902, nella parrocchia di Palomares del Río, ricevette la grazia che avrebbe polarizzato tutta la sua vita. Egli stesso racconta:

«Andai direttamente al Tabernacolo. Lì la mia fede vedeva un Gesù silenzioso, tanto paziente,

che mi guardava, che mi diceva molto e mi chiedeva di più.

Uno sguardo nel quale si rifletteva tutta la tristezza del Vangelo: la tristezza di non avere riparo,

il tradimento, la negazione, l'abbandono di tutti».

A seguito di questa esperienza mistica, con lo scopo di dare e cercare una risposta di amore a Cristo Eucaristia, il 4 marzo 1910 a Huelva fondò il primo ramo della Famiglia Eucaristica Riparatrice (formata da laici, consacrati e sacerdoti) e il 3 maggio 1921 fondò a Málaga le Missionarie Eucaristiche di Nazaret. Fondò anche due riviste di azione eucaristica: "EI Granito de Arena" (per gli adulti) e "RIE" (per i bambini), e scrisse libri di preghiera, formazione sacerdotale e catechesi.

«La sua –scrive Nicola Gori nella biografia “Come un chicco di grano” – è stata una vita trascorsa al servizio di Dio e dei fratelli senza risparmiarsi, senza tentennamenti, incurante delle conseguenze e dei pericoli per la sua incolumità pur di annunciare il Vangelo. Lo ha fatto con una caratteristica particolare: risvegliare nei fedeli l’amore a Gesù Eucaristia, quel Cristo che vedeva abbandonato nei tabernacoli delle nostre chiese. E’ questa la sua intuizione carismatica fondamentale; radunare intorno a sé delle anime fedeli che vivessero per dare e cercare compagnia a Gesù nel Santissimo Sacramento, si ricordassero della sua presenza in mezzo a noi, contraccambiassero a tanto amore, lo annunciassero ai “vicini che non conoscono nemmeno le parole Eucaristia, Comunione, Santissimo Sacramento” e imparassero a riconoscerlo abbandonato nella vita di tanti fratelli bisognosi».

Nel giorno della sua festa, San Manuel González interceda per noi, perché lo Spirito Santo effonda in noi il desiderio ardente di eucaristizzare, perché tutta l’umanità accolga la Luce e la Vita che scaturisce dal Cuore Eucaristico di Gesù.

 

San Manuel González


 

sabato 2 gennaio 2021

4 gennaio 2021: Festa di San Manuel González García, vescovo e fondatore

 

Colletta

O Dio, che hai concesso a san Manuel, vescovo,

di annunziare nei segni sacramentali

la morte e resurrezione del tuo Figlio,

concedi al tuo popolo, per il suo esempio,

di essere nel mondo,

per la partecipazione al sacrificio di Cristo,

lievito di santificazione.

Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,

e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,

per tutti i secoli dei secoli.