Le Missionarie Eucaristiche di Nazareth sono nate nella Chiesa come un germoglio della presenza dello Spirito in essa. Ognuna di noi è stata aggraziata con il dono della vocazione, per partecipare al carisma che ha ricevuto il nostro Fondatore, San Manuel González. La sua fede, illuminata dallo sguardo penetrante di Gesù, gli fa percepire l'abbandono dell'Eucaristia e le ripercussioni che ha sulla vita delle persone. L'abbandono dell'Eucaristia ha come conseguenza - diceva - "anime e società private di fiumi e mari di beni" (L'abbandono dei tabernacoli accompagnati, in O.CC. I, n. 149). A partire da questa esperienza - come molti lettori di questa rivista già sanno – San Manuel dedicò tutta la sua vita a riparare questo abbandono eucaristizzando. Mosse dall'anelito di ravvivare il dono ricevuto (cfr. 1 Tim 1,6), e in armonia con l'ispirazione del nostro Fondatore, abbiamo scelto per la celebrazione del giubileo della nostra fondazione il motto: Nate per Eucaristizzare.
Eucaristizzare
il mondo è lo scopo della Congregazione: annunciare agli uomini di tutti i
tempi e luoghi la Vita che sgorga dal Cuore di Cristo nell'Eucaristia (cfr. Gv
10,10). Un Cuore che ci ha amato "fino alla fine" nell'Ultima Cena,
sulla Croce, nella Risurrezione. Un Cuore che, oggi, possiamo continuare ad
accogliere e ricevere in ogni Messa, in ogni Comunione, in ogni Tabernacolo,
perché lì si attualizza il dono della salvezza. Eucaristizzare è essere
testimoni "di quell'incommensurabile dono di sé: nell'Eucaristia Gesù non
dà 'qualcosa' ma se stesso" (Sacramentum caritatis, 1) e la
comunione con Lui ci porta a scoprire che siamo per donarci agli altri.
La nostra
missione, nella storia di oggi, continua ad essere necessaria, come lo è stata
nel corso degli anni, poiché l'Eucaristia è un dono offerto per la vita del
mondo. Nemmeno nell'Ultima Cena Gesù limita il suo sguardo al piccolo gruppo
che lo accompagna, ma quando dice ai suoi discepoli: "Fate questo in
memoria di me" (Lc 22,19), ha nella sua mente e nel suo cuore molte altre
persone che lungo i secoli avrebbero accettato l'invito a sedersi alla Mensa
eucaristica e a fare comunione del Corpo del Signore. Altri, invece,
l'avrebbero rifiutata o sarebbero stati insensibili e indifferenti a questa
chiamata, in una parola, l'avrebbero abbandonata.
Di fronte a
questo, siamo chiamate a dare una risposta di amore riparatore coinvolgendoci
nelle condizioni critiche di mancanza d'amore e di abbandono che ci sono
contemporanee. Da queste situazioni che ci colpiscono e ci provocano, nascono
le nostre criticità, le nostre sfide, che alla fine sono gli inviti che il
Signore ci fa per essere ciò per cui siamo stati chiamate e convocate. Per
questo è necessario avere occhi nuovi per vedere bene la realtà e discernerla
correttamente e, soprattutto, la forza e la sapienza dello Spirito, l'unico
capace di far risorgere il nuovo che deve nascere. Tra le sfide che noi
Missionarie Eucaristiche di Nazareth abbiamo davanti a noi mentre celebriamo il
Centenario della nostra fondazione, ne indicherei una in particolare, da cui
scaturiscono altre e che, soprattutto, ci orienta verso uno stile di vita e di
missione, per essere significativi oggi nella Chiesa e nel mondo, e cioè: un
profondo anelito alla santità. Il più grande bene che possiamo fare per il
nostro mondo è rispondere alla chiamata alla santità: essere ciò per cui siamo
state scelte. Perché voglio sottolineare questa sfida? Come risposta a questa
domanda riporto alcune parole di Papa Benedetto XVI: "I santi, nelle
vicissitudini della storia, sono stati i veri riformatori che hanno così spesso
sollevato l'umanità dalle valli oscure in cui è sempre in pericolo di cadere. [...] Solo dai santi, solo da Dio viene la vera rivoluzione, il cambiamento
decisivo nel mondo" (Discorso 20/8/2005).
Abbiamo bisogno
di questa santità di vita per essere significativamente profetiche, per
saper scoprire il passaggio del Signore, per annunciare che Dio si è fatto
uomo, che è presente in questo crocevia della vita, che rimane tra noi nel
Sacramento dell'Amore e che ci promette la vita oltre la morte. Abbiamo bisogno
di questa santità di vita per avere un orizzonte di speranza, la speranza
teologale che illumina tutte le realtà e tutte le relazioni; abbiamo bisogno di
riscoprire la speranza, soprattutto nei momenti delicati e difficili che stiamo
vivendo, con la certezza - come ci ricorda Sant'Agostino - che "la nostra
vita, ora, è speranza, dopo sarà eternità" (Commento ai Salmi, 102,
4,17). E abbiamo bisogno di questa santità di vita per continuare ad essere i
riparatori dell'abbandono di Gesù - come sottolinea San Manuel nel suo libro La
mia comunione di Maria - "rappresentato dai malati, dai bambini, dagli
ignoranti o dai bisognosi di qualsiasi tipo" (OO.CC. I, n. 1.170).
La vita di una
Missionaria Eucaristica di Nazareth è chiamata ad essere simile alla vita nuova
di Gesù Risorto e al suo progetto di amore e libertà per tutti. Perché questo
accada dobbiamo diventare autenticamente eucaristiche, credenti e grate;
come il chicco di grano, saper morire perché possa rinascere la Vita: Cristo
Eucaristia, in mezzo a una società minacciata da segni di morte e da vuoto
esistenziale.
San Manuel
González ha anche una parola da dirci per il momento presente e per questo
Centenario. È vero che non sappiamo cosa succederà in futuro, ma possiamo
saperlo ora se siamo disposti a vivere la nostra vita in fedeltà alla vocazione
che abbiamo ricevuto. Lui, con quella capacità di guardare oltre, disse alle
suore in una delle sue lettere del 1938: "Davanti a una Maria Nazarena fedele
in ogni momento, e ogni giorno, vedo un orizzonte così ampio e così
chiaro" (n. 6.895). Questo messaggio è molto in linea con gli ultimi
orientamenti che la Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le
Società di Vita Apostolica ci ha offerto nel documento: Il dono della
fedeltà. La gioia della perseveranza. La nostra fedeltà nasce dallo
sperimentare che Dio è fedele (n. 24), ed è inscritta nell'identità profonda
della vocazione delle persone consacrate (n. 1), una fedeltà che porta alla
gioia. Quando questi due atteggiamenti si incontrano: il Dio che dà e la
persona che accoglie, si produce il gaudio e la gioia della perseveranza (n.
42). Nel contesto di questo Giubileo che noi Missionarie Eucaristiche di
Nazareth stiamo commemorando, ci sentiamo eredi di questo motto del nostro
Fondatore: "Siate fedeli e vedrete" (Lettere, in O.O.CC. IV,
n. 6453). Questo messaggio di San Manuel sia un impulso a vivere nella gratuità
il dono della fedeltà e nell'umiltà la gioia della perseveranza, e sia anche un
richiamo per tante sorelle che in questi 100 anni hanno dato forma alla storia
della Congregazione.
Maria, che ha saputo scoprire la novità che Gesù ha portato, accompagni il cammino della nostra Congregazione con la fiducia e la disponibilità come fece Lei.
Madre Maria Teresa Castelló Torres, m.e.n.
Superiora Generale
Nessun commento:
Posta un commento