"Di me so dire che considero uno dei maggiori benefici che il Cuore di Gesù mi abbia fatto nella mia vita, e me ne ha fatti tanti e tanti grandi!, l'avermi richiamato l'attenzione su questo male dell'abbandono del tabernacolo e fattomelo conoscere tanto bene in sé e nelle sue conseguenze che già molto tempo fa consacrai tutto il mio sacerdozio, come ora il mio episcopato, a lavorare, gridare e protestare in tutti i modi possibili contro questo perniciosissimo male, principio e motivo di tutti gli altri mali sociali, domestici e individuali..."
"Non voglio predicare alle genti, né catechizzare i bambini, né consolare i tristi, né soccorrere i poveri, né visitare i popoli, né atrarre cuori, né perdonare peccati contro Dio o ingiurie contro di me, piuttosto per togliere al Cuore di Gesù Sacramentato il grande dolore del suo abbandono e per portargli il dolce regalo della compagnia delle anime. Io non voglio essere il vescovo della sapienza, né della attività, né dei poveri, né dei ricchi, io non voglio essere più che il vescovo del tabernacolo abbandonato.
Per i miei passi non voglio più che un cammino, quello che porta al tabernacolo, e so che andando per questo cammino incontrerò affamati di molte classi, e li sazierò di ogni pane, scoprirò bambini poveri e poveri bambini e mi avanzeranno il denaro e le risorse per aprire scuole e rifugi per rimediare alla loro povertà, mi incontrerò con tristi senza consolazione, con ciechi, con sordi, con invalidi e perfino con morti dell'anima o del corpo, e farò discendere su di loro la gioia della vita e della salute. Io non voglio, io non bramo altra occupazione per la mia vita di vescovo che quella di aprire molte scorciatoie a questo cammino del tabernacolo. Scorciatoie tra questo cammino e i laboratori e le fabbriche degli operai, e le scuole dei bambini, e gli uffici degli uomini d'affari, e i musei e centri dei dotti, e i palazzi dei ricchi e i tuguri dei poveri..."
San Manuel González
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