venerdì 3 marzo 2023

Un insolito invito

Il 4 marzo 1910, davanti al tabernacolo della chiesa parrocchiale di San Pietro, a Huelva (Spagna), un giovane sacerdote, D. Manuel González, rivolse un insolito invito alle parrocchiane riunite per partecipare al ritiro mensile. Oggi vogliamo fare un'intervista letteraria a questo sacerdote e vescovo ormai santo, fondatore di «El Granito de Arena», che tanto parlò, predicò, scrisse e visse per l'unico scopo di eucaristizzare il mondo.

Caro don Manuel, vorremmo chiederLe oggi, a più di un secolo dalla nascita dell'Opera delle Tre Marie per i Tabernacoli Calvari, il 4 marzo, di ripetere l'invito che ha animato tante anime in questi anni. Cosa disse in quel pomeriggio del primo venerdì di Quaresima?

«Permettete che io, che invoco spesso la sollecitudine della vostra carità a favore dei bambini poveri e di tutti i poveri abbandonati, invochi oggi la vostra attenzione e la vostra cooperazione a favore del più abbandonato di tutti i poveri: il Santissimo Sacramento! Ci sono villaggi in cui passano settimane e mesi senza che il tabernacolo venga aperto, altri in cui nessuno riceve la Santa Comunione e nessuno visita il Santissimo Sacramento. In questi villaggi, molti abitanti non sanno più che esistono i tabernacoli, né cosa significhi ricevere la Santa Comunione, e arrivano alla fine della loro vita senza aver fatto la Prima Comunione.

Ed ecco, sorelle mie, cosa chiedevo per la collaborazione della vostra carità. Non vi chiedo ora denaro per i bambini poveri. Né aiuto per i malati. Né lavoro per i disoccupati. Né conforto per gli afflitti. Vi chiedo un'elemosina di affetto per Gesù Cristo nel Santissimo Sacramento; un po' di calore per quei Tabernacoli così abbandonati. Vi chiedo, per amore di Maria Immacolata, Madre di quel Figlio così disprezzato, e per amore di quel Cuore così poco ricambiato, di diventare le Marie di quei Tabernacoli abbandonati. Come? Per dare ai Tabernacoli deserti, trasformati oggi in Calvari dall'ingratitudine e dall'abbandono dei cristiani, delle Marie che adorino. L'Opera, quindi, si dedicherà, come suo oggetto essenziale e necessario, a far sì che non ci sia Tabernacolo senza le sue tre Marie che si adoperino affinché il Tabernacolo sia aperto e il Santissimo Sacramento sia visitato quotidianamente» (O.O.CC. I, nn. 56. 59).

Quali sono i frutti dell'Opera che Lei apprezza di più in questi oltre 100 anni di vita?

"Chi può misurare ciò che con il loro esempio, con il loro continuo andare e venire dal Tabernacolo, con il loro vivere nascosto e silenzioso come quello dell'Ostia del Tabernacolo, e con il loro cercare al di sopra di tutto e nonostante tutto, come le Marie del sepolcro, il Gesù crocifisso, e con le benedizioni del Padre celeste, grato per ciò che viene fatto per suo Figlio? Chi può misurare, ripeto, ciò che è piovuto e piove su popoli e opere e uomini, che non hanno nulla a che fare con loro, di orientamenti ricevuti, correzioni nel modo di agire, abbattimenti di schemi e residui giansenisti, fecondità e industrie di zelo, preparazione e perfezione di elementi di apostolato cattolico, di eucaristizzazione, perdonatemi la parola utilizzata, di uomini, opere e ambiente? Sono così sicuro e così pieno di gratitudine verso il Padre celeste per le espansioni che ha voluto dare all'Opera di riparazione dei Tabernacoli di suo Figlio, che oggi, nel giorno di questa commemorazione, mi dà più gioia l'espansione che contemplo dello spirito delle Marie, che quella della loro organizzazione, anche se già così profondamente radicata e diffusa" (El Granito de Arena, 4/3/1935, n. 656-657, p. 139).

Oggi vediamo che ci sono molti movimenti e associazioni ecclesiali: come deve rapportarsi l'Unione Eucaristica Riparatrice a queste diverse realtà ecclesiali?

«L'obiettivo è quello di opporre al male dell'abbandono del Tabernacolo il bene della compagnia del Tabernacolo con Comunioni e Visite offerte e ricercate a tale scopo, e di vite interamente cristiane come nutrite e abbellite dall'Eucaristia conosciuta, amata, imitata e compatita. Per questo ho voluto chiamarla Opera di riparazione eucaristica itinerante. Sognavo e sogno tuttora un'Opera che, invece di costituire un ovile a parte rispetto agli altri ovili o gruppi religiosi, non solo sia compatibile con essi, ma sia portatrice, restauratrice e rafforzatrice di uno spirito intensamente eucaristico in tutti loro» (Aunque todos... yo no, n. 12, p. 115).

Sicuramente in più di un'occasione, caro San Manuel, avrà temuto (o si sarà tristemente reso conto) che lo scopo dell'Opera potesse essere indebolito. Come verificare l'autenticità dell'Opera e la coerenza di vita dei suoi membri?

«Per lo spirito eucaristico, silenzioso, abnegato, riparatore delle Marie, qualunque sia il loro nome, qualunque siano le loro possessioni.... [impegnato] a riscaldare e riparare Tabernacoli abbandonati o poco frequentati con il calore di immolazioni offerte in silenzio, di piccoli e apparentemente insignificanti apostolati per cercare Comunioni e, a partire da esse, formare lo spirito eucaristico e, come tale, solidamente pietoso di coloro che le ricevono. Di vite, in una parola, consacrate a dare e a cercare riparazione organizzata e permanente al Cuore di Gesù Sacramentato dal suo abbandono esteriore e interiore nelle sue tre grandi manifestazioni eucaristiche della Messa, Comunione e Presenza Reale permanente attraverso la compagnia della presenza, della compassione, dell'imitazione e della fiducia» (Aunque todos... yo no, n. 12, p. 116).

Come sogna ciascuno dei membri della Famiglia Eucaristica Riparatrice?

Come ho scritto a P. Teofilo Arana, domenicano, riferendomi alle Marie della sua diocesi: «Marie consapevoli, solidamente formate alla pietà eucaristica e, quindi, che sanno cosa significa un Tabernacolo abbandonato. Con delle Marie così preparate, si può fare molto, moltissimo nella battaglia contro l'abbandono in cui gli uomini lasciano Gesù nel Santissimo Sacramento. Mi piace molto che lo spirito non vacilli» (OO.CC. IV, n. 6912). 

Raccolta ed interpretazione dei sentimenti di San Manuel, 

a cura di Mónica Mª Yuan Cordiviola, m.e.n.

(Articolo pubblicato sulla rivista El Granito de Arena, marzo 2021)


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