giovedì 15 ottobre 2015

L’apostolo

Che cos’è un apostolo?
Etimologicamente è un inviato; storicamente, secondo il Vangelo, gli altri libri ispirati dal Nuovo Testamento e la Storia della Chiesa, l’apostolo è un inviato di Gesù con una sola occupazione: andare; e un solo fine: partire da Gesù, operare come Gesù e ritornare da Lui dopo aver dato Gesù a molte anime, per uscire di nuovo e così adempiere l’«andate» del mandato apostolico; a un apostolo è permesso tutto, fuorché starsene tranquillo; sempre in cammino! L’apostolo è un perpetuo viandante con questo unico divino incarico: muoversi da Gesù solo, per riandare a Gesù in compagnia. Lo ha lasciato detto Lui: Vi ho scelto e vi ho disposti perché andiate.

Che significa «operare come Gesù»?
Significa: Parlare di Gesù come Gesù,  con l’autorità di Gesù, istruendo, illuminando, attirando.
Operare con la virtù e lo stile di Gesù, guarendo infermi, risuscitando morti, consolando afflitti, risollevando caduti, facendo camminare i paralitici, dando la vista ai ciechi e l’udito ai sordi.
Amare per Gesù nel modo di Gesù, ossia: dire e fare tutto questo per amore, senza aspettare paga né ricompensa, con sacrificio, fino a morire  sulla   croce   della   stanchezza,
dell’ingratitudine, del martirio cruento, a poco a poco o tutto in una volta.
Un apostolo di Gesù è come un tabernacolo ambulante con la porta spalancata e con le pareti trasparenti perché, come nelle chiese, con gli occhi dell’anima, nelle specie sacramentali si vede Gesù, così in loro si veda, si oda e si senta attraverso le parole e le opere, il corpo e l’anima dell’apostolo.

Stare con Gesù
Ricordate la finale di quell’affascinante dialogo dei due primi discepoli con Gesù? «Maestro, dove abiti? Venite e vedrete. Andarono e quel giorno si fermarono presso di Lui».
Quale è il frutto dell’essersi fermati quel giorno con Gesù? Ce lo mostra la loro esclamazione quando si separarono da Gesù e videro i loro fratelli: «Abbiamo trovato il Messia!». Avevano cominciato a conoscere Gesù.
Gli apostoli non assistevano alla vita intima di Gesù come semplici e impassibili osservatori, ma partecipandovi in una vera condivisione di fatiche e riposo, di dolori e di gioie, di sconfitte e di trionfi.
Da questa comunione nel modo di vivere doveva nascere un’altra comunione più intima e spirituale nel loro modo di essere.
Non erano solo gli occhi degli apostoli che erano attenti a vedere quel che accadeva attorno a Gesù, né solo i piedi a percorrere le strade con Lui, ma era la mente che era intenta ad imparare, a sapere di più su di Lui, ad ammirarlo sempre più, con il cuore attento a sentire la vicinanza, l’ardore e i palpiti di quel grande Cuore che si intravvedeva da quegli sguardi, da quelle parole, da tutte le manifestazioni della sua attività: insomma era la vita intellettiva, sensitiva e operativa di quegli uomini che si plasmava secondo la vita umana e divina di Gesù.

Bto. Manuel González

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